Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Redazione P&D  -  05/05/2023

"Mi potete aiutare solo voi". A 25 anni compra il kit per il suicidio via mail

400 EURO PER TOGLIERSI LA VITA

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Inchiesta della procura sull'acquisto online: 460 euro inclusa spedizione e test di prova. I genitori della vittima: "Faceva il rider, gli volevamo tutti bene. Trovate chi gli ha venduto quelle medicine"

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Quattrocento euro per morire, spese di spedizione incluse. Questa la cifra che un rider romano di 25 anni ha bonificato per acquistare un kit del suicidio prima di scomparire nel nulla. Quando è stato ritrovato, era ormai troppo tardi. Nel suo corpo avevano già prodotto tutti i loro effetti quei farmaci letali acquistati su internet. Il giovane è morto il 24 ottobre del 2021. Ed è stato ucciso dai trafficanti di morte del web, personaggi che hanno incassato il denaro del ragazzo e poi spedito il pacco con le sostanze. Sulle loro tracce adesso c'è il sostituto procuratore Eugenio Albamonte, che da mesi conduce una difficile inchiesta in cui ipotizza il reato di istigazione al suicidio.

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Una nuova indagine, dunque, dopo quella avviata dalla divisione italiana dell'Interpol sugli oltre 1.000 kit della morte che il 57enne canadese Kenneth Law avrebbe venduto in tutto il mondo, Italia inclusa, prima di essere arrestato pochi giorni fa.

I carabinieri in realtà indagano sulla vicenda avvenuta a Roma già dal 22 ottobre 2021, 48 ore prima che Marco (il nome è di fantasia) venisse ritrovato sulla terrazza della palazzina in zona Re di Roma dove viveva insieme alla sua famiglia, originaria del Perù.

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Quel venerdì pomeriggio la madre del ragazzo, una donna di 68 anni che in attesa della pensione continua a lavorare come badante, citofona al portone della caserma di San Giovanni per denunciare la scomparsa del figlio. Dalla mattina i familiari non hanno più sue notizie. Inutile telefonare, scrivere, contattare i suoi amici o la sua ex ragazza. Nessuno ha notizie utili. Nessuno lo ha visto in giro nonostante i vistosi tatuaggi sulle braccia che ritraevano una tigre e la "lupa della Roma", si legge negli atti dell'inchiesta.

La Smart e lo scooter parcheggiati sotto casa, quel pomeriggio di ottobre fanno presumere che Marco si sia allontanato a piedi. Un fatto strano. Perché il ragazzo da tempo non esce di casa se non per andare a lavorare come rider per una nota società del settore. Non vede gli amici, si è lasciato con la fidanzata e trascorre intere giornate chiuso in camera, andando tuttavia alle sedute di psicoterapia.

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Dieci anni prima aveva anche tentato di uccidersi ed era stato salvato dai carabinieri di San Lorenzo, che lo avevano rintracciato accompagnandolo in ospedale. Anche per questo, quel venerdì pomeriggio, tutti sono preoccupati per la sua scomparsa. Un'apprensione divenuta presto angoscia. Quando i familiari di Marco, subito dopo essere tornati dalla caserma dei carabinieri, si siedono davanti al computer, trovano le mail che il ragazzo aveva inviato nelle ultime due settimane.

Anche quelle con i pusher del kit della morte. La corrispondenza inizia il 5 ottobre 2021. "La tua dose letale è 20 mg" e "costa 350 euro", è la risposta che i venditori della sostanza illegale inviano a Marco. In allegato ci sono tutte le istruzioni su come uccidersi, le modalità di assunzione, i consigli sui farmaci anti vomito da coniugare alla "dose letale" e un "kit di test in modo da poter confermare il prodotto prima di utilizzarlo". Alla fine il bonifico sarà di 460 euro, compresa la spedizione express in 1-2 giorni.

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Marco in quelle mail sembra avere fretta. Non riesce a inviare il denaro, insiste per avere l'iban corretto, lo ottiene, versa i soldi, pretende di avere la sostanza celermente e implora: "Siete la mia unica speranza". Non lo erano. Gli investigatori sono a caccia di persone che speculano sul malessere altrui e che avrebbero inviato il kit della morte a casa del ragazzo senza farsi troppi problemi.

"Appena ritirato cercava di nascondere il pacco", racconta la madre ai carabinieri. Ancora: "Lo abbiamo visto andare subito nella sua cameretta e poi è uscito dicendo che si trattava di un pezzo di ricambio del suo scooter".

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Ventiquattro ore dopo Marco scompare. Per ricomparire, ormai senza vita, il 24 ottobre scorso sulla terrazza di casa, vicino a piazza Re di Roma. Vittima del kit della morte.

La famiglia adesso vive nella speranza che venga individuato "chi ha venduto al ragazzo la sostanza che lo ha ucciso, grazie ai contatti che il giovane ha intrattenuto via e-mail con una serie di personaggi anche stranieri e grazie al tracciamento del pacco che conteneva il medicinale", spiega a Repubblica l'avvocato Giuseppe Rombolà, che assiste i familiari di Marco. "Troppo spesso, purtroppo, questi procedimenti si concludono con un nulla di fatto, lasciando le famiglie nella disperazione e i venditori di morte impuniti", conclude il legale

 




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