Gran parte delle compagnie assicurative, sostenute in ciò da schiere di avvocati, qualche volta con complicità anche di qualche dottrinario, si sono in passato schierate contro i c.d. danni bagatellari: cioè quei pregiudizi tutto sommato modesti, per qualità e quantità che, pur traducendosi in noie e seccature per chi li subisce, sarebbero destinati a rimanere definitivamente a carico della vittima, senza alcun risarcimento.
Cosa dobbiamo pensare di tutto ciò?
A volte la previsione di cui sopra è certamente giustificata: sarà ad esempio irrisarcibile la delusione di uno sportivo perché la sua squadra è stata retrocessa, quella di un condomino che scopre la sua cassetta postale intasata dalla pubblicità, quella di una coppia di fidanzati costretti a sorbirsi mezz’ora di reclame al cinema, tra un film e l’altro.
Sentenze di questo genere avevano, nel 2008, condotto la Cassazione a intervenire con le famose sentenze di San Martino, che corrispondevano in sostanza a un attacco vero e proprio a tutte le conquiste sin lì maturate nel nostro ordinamento in tema di danno esistenziale.
In realtà anche questa rivolta conservatrice appare segno di un atteggiamento poco equilibrato.
Quando sia in gioco, al di là della piccolezza del danno, un momento di significativa importanza per l’equilibrio spirituale e vitale della persona, dobbiamo concludere che un risarcimento andrà certamente ammesso.
Così ad esempio nei casi seguenti:
In tutti i casi sopra menzionati, anche se il danno non è in se stesso enorme, un risarcimento del danno esistenziale o di quello morale sarà certamente possibile
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