17/12/2024

Il danno esistenziale del padre che non vuole essere interdetto da suo figlio 

Immaginiamo un caso di questo tipo, che si è presentato, in effetti, in giurisprudenza.

C’è un uomo di una certa età, con un discreto patrimonio, che sta ancora piuttosto bene e che conduce una vita ordinata e tranquilla. L’uomo ha un figlio di circa 30 anni, che non ha mai combinato niente in vita sua, che è scapestrato, nullafacente e parassitario. Il padre ha, fino ad un certo punto, manifestato affetto e comprensione per il figlio così deludente e lo ha sempre mantenuto e finanziato senza battere ciglio. 

A un certo giorno il figlio, però, manifesta esigenze sopravvenute e alza notevolmente la posta, chiedendo al padre delle cifre fuori dal comune. Il padre a questo punto rifiuta. Il figlio si arrabbia allora e introduce in giudizio una richiesta di interdizione a carico del padre, approfittando del fatto che il padre ha delle piccole mancanze.

Il giudice non farà fatica a cogliere nell’istanza del figlio una serie di motivazioni tanto ignobili quanto infondate: il padre in realtà sta benissimo e quella richiesta di interdizione è del tutto pretestuosa.

Di conseguenza il giudice emetterà una sentenza in cui viene nettamente respinta la richiesta di interdizione e in cui il figlio viene altresì condannato a risarcire il padre del danno esistenziale che quell’avventura giudiziale ha costretto il padre stesso a subire. E’, in effetti, sconvolgente trovarsi a doversi difendere da un’accusa tutto sommato umiliante, del tutto pretestuosa, dettata solo dalla malignità e dall’avidità, oltretutto di un figlio che fino a quel momento era stato trattato sempre con i guanti.


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