Cultura, società  -  Giuseppe Piccardo  -  07/07/2023

L'amica geniale, una storia che interroga le coscienze di tutti noi

Nel corso delle ultime settimane, RAI TRE sta riproponendo la versione televisiva della tetralogia o “L’Amica geniale”, della scrittrice  Elena Ferrante (questo è il suo pseudonimo, non si conosce il suo vero nome).

“L’amica geniale” è il titolo del primo volume di una serie di quattro volumi, incentrata sul rapporto di amicizia tra le due protagoniste principali di tutte le storie, che si sviluppa dall’infanzia all’età adulta.  Nel primo libro viene narrata la loro infanzia e la loro complessa adolescenza; nel secondo volume (Storia del nuovo cognome) le due protagoniste, Raffaella (Lila) e Elena (Lenù) sono adulte; nel terzo volume (Storia di chi fugge e di chi resta) le due amiche stanno attraversando  il periodo delle prime esperienze dell’età adulte, spesso dolorose e deludenti;  nell’ultimo volume, infine, (Storia della bambina perduta) si conclude un ciclo di vita e la storia finisce con l’età matura e il definitivo distacco.

Raffaella ed Elena abitano nello stesso quartiere degradato, “Il rione”, in una Napoli che è appena uscita dalla guerra. Raffaella a è figlia di un calzolaio e la sua famiglia vive in condizioni  modeste; mentre l’amica Elena vive  un’esistenza  maggiormente agiata, in quanto il padre è usciere comunale e potrà permettersi di frequentare, successivamente al liceo, l’università a Pisa, divenendo poi una scrittrice di successo.

La loro amicizia nasce fin dalla primissima infanzia e si consolida durante gli anni della scuola elementare, quando le due bambine diventano inseparabili, anche in relazione al fatto che entrambe  sviluppano un forte senso di indipendenza e di ribellione gli stereotipi sociali e le regole di comportamento imposte dal rione, a due bambine prima, a due donne, successivamente. Il loro più grande desiderio è quello di potere, un giorno, fuggire da quel rione.

Alla fine della scuola elementare, dopo cinque anni di frequentazioni assidue, le due amiche sono legate da un sentimento profondo e complesso.
Da questo momento, le loro esistenze si separano; Elena continua a studiare frequentando prima la scuola media e poi, come detto, il  liceo classico, con grandi sacrifici da parte della famiglia, mentre Raffaella, pur avendo una spiccata intelligenza, non può permettersi di proseguire gli studi e si dedica ad aiutare il padre e il fratello nella calzoleria di famiglia.

Le vite di Elena e di Raffaella, nonostante l’abbandono scolastico di quest’ultima,  continuano ad essere intrecciate, forse con ancora maggiore forza, soprattutto quando hanno inizio le prime vicende sentimentali, nel periodo dell’adolescenza. Infatti, è allora che le due amiche, pur scontrandosi in diverse occasioni, continuano ad essere legate da una  sincera  amicizia, cercandosi e confidandosi ogni qualvolta ve ne sia necessità, senza paura di dire quello che pensano, come avviene nelle amicizie più costruttive e vere. Di questo, ne dà conferma Elena, nel romanzo: «Avevo bisogno d’esprimermi, la testa era affollata. Ricorrevo a Lila, ci incontravamo, parlavamo tra di noi. Lei mi ascoltava con attenzione.»
Il romanzo finisce con il matrimonio di Raffaella e, pur avviandosi verso  vie diverse, il loro legame si rafforza ancora di più, le vicende delle loro esistenze continuano ad essere legate in un intreccio emotivo praticamente inestricabile, che durerà per tutta la vita, sino a quando Raffaella, fortemente provata dalla tragica scomparsa della propria figlia Immacolata,, scomparirà volontariamente nel nulla, come la sua bambina, non prima di aver fatto pervenire a  Elena, avvolte in giornale, le due bambole con le quali giocavano, da piccole, come ultimo gesto di amicizia e di amore verso quell’amica che la aveva accompagnata durante tutto il suo difficile percorso di vita.

Prima di questo finale amaro, che ho avuto difficoltà a riportare, senza una sincera commozione, tuttavia, Elena e Raffaella si troveranno ad affrontare, sempre insieme,  le dure prove alle quali la vita le sottopone: l’abbandono degli studi per Raffaella, i loro matrimoni falliti, diverse delusioni amorose, molestie sessuali da parte di persone delle quali si fidavano , violenza sessuale durante il matrimonio, da parte del coniuge di Raffaella, faide tra clan di quartiere per il controllo del traffico di droga, la morte di Rino, fratello di Raffaella, per overdose, la caduta di Gennaro, figlio di Raffaella, nella tragedia della tossicodipendenza, per fortuna poi interrotta con la disintossicazione.

L’unico aspetto positivo di tutto questo, è che le due amiche affronteranno tutte le vicissitudini della loro vita insieme, con coraggio e determinazione, facendo fronte a tutte le limitazioni che la società egli stereotipi sociali tentano di imporre loro, e ai quali non intendono cedere per salvaguardare  la loro libertà di pensiero e la loro dignità di donne.

La tetralogia de “L’amica geniale”, quindi, ritengo rappresenti un acutissimo sguardo sulla società italiana, dagli anni cinquanta del novecento agli anni duemila, con gli occhi di due bambine, di due ragazze, di due donne, che ci illuminano sui nostri limiti e su quanto, ancora oggi, occorra lavorare, a livello sociale, contro stereotipi,  violenza  e parità di genere; ma è anche un romanzo che ci illumina sul valore della cultura come forma di riscatto sociale, sulla tragedia della povertà e dell’impossibilità, per molte famiglie, di elevarsi socialmente perché prive di mezzi economici, nonchè sull’importanza dell’impegno finalizzato al superamento delle barriere sociali, attraverso lo studio e un lavoro onesto, senza cedere alle opportunità di  facili guadagni, che la malavita organizzata offre, ancora oggi, ai più deboli socialmente.

Quel “Lasciami, non ti voglio”, gridato, con forza e  disperazione, da Raffaella al marito, nel corso di un rapporto sessuale imposto o quel “Io ho sempre fatto tutto, Lenu’, tutto quello che un maschio vuole da una femmina, per forza, per curiosità, pure per passione (…..) tutta questa  gioia che fa impazzire, mi sembra un’esagerazione”, interrogano, a mio avviso, le nostre coscienze, soprattutto quella di noi uomini, costringendoci ad affrontare il tema della prevaricazione, del non volersi mettere in discussione e in ascolto del genere femminile, contribuendo, così, al perpetuarsi di atteggiamenti di violenza fisica e psicologica, oltre che di disprezzo, fondato su una presunta inferiorità delle donne rispetto agli uomini.

I tanti  femminicidi, l’uccisione di Giulia Tramontano, incinta, per mano del fidanzato, della giovanissima Michelle, a Roma, per mano di un amico che poi l’ha gettata in un cassonetto, sono figli di quel modo di essere e di intendere i rapporti tra uomini e donne, sui quali Lila e Lenù ci chiedono di riflettere e di interrogarci, affinché il valore e la tragedia della loro vita, frutto della fantasia di una scrittrice, ma simile a quella reale di molte bambine, ragazze e  donne del passato e del presente, non si disperda nel tempo.




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