13/02/2024

Il danno estetico: profili esistenziali e morali

Si usa spesso, in dottrina e giurisprudenza, l’espressione danno estetico ma, in realtà, sarebbe più corretto parlare di lesioni alla figura estetica della vittima: lesioni dalla quale possono discendere sia danni di tipo patrimoniale, per il fatto che essendo più brutti occorre sopportare delle spese mediche e occorre rinunciare a qualche chance lavorativa promettente, sia danni di tipo non patrimoniale, sostanzialmente riconducibili alle tipologie del danno biologico/esistenziale e del danno morale. Pensiamo ad esempio al caso recente di una bambina che è stata morsicata alla guancia da un cane. Pensiamo alla spogliarellista che, a seguito di una operazione di rimodellamento del seno, si è trovata alla fine con un seno più piccolo e più alto dell’altro. Pensiamo a una ragazza la quale venga sfregiata con il vetriolo dal fidanzato geloso, pensiamo alle infinite vittime di incidenti automobilistici e di incidenti sul lavoro. In tutte queste situazioni il trend del diritto civile è sempre più quello di prendere sul serio le voci di carattere non patrimoniale lamentate dalla vittima: sia il dolore, il patimento, la disperazione che subisce una persona trovandosi a essere tanto o molto più brutta di prima (basta ricordare la figura del famoso Montgomeri Clift); sia il fatto che, essendo imbruttito, il danneggiato si troverà a fare una vita verosimilmente più scadente e mediocre di quella che aveva sognato. Ad esempio sotto il profilo dei momenti affettivi, di un possibile matrimonio, di contatti sociali, dei contatti in pubblico, di una carriera politica o associativa, di una possibile carriera artistica come attore di teatro o di cinema o come cantante di concerto e via di seguito.


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