Biodiritto, bioetica  -  Redazione P&D  -  13/12/2021

Fine vita, il dibattito in un'aula semideserta. Bazoli (PD): "Sì al diritto a morire con dignità"

ROMA. In un’aula semideserta è in corso a Roma il dibattito sul fine vita. «Partendo dai testi normativi presentati da diverse forze politiche, e anche di iniziativa popolare, abbiamo ritenuto opportuno concentrarci sul perimetro segnato dai principi sanciti dalla Corte costituzionale, ritenendo che quello fosse il percorso più idoneo ed efficace per cercare di raggiungere il traguardo», ha esordito Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia alla Camera e relatore della proposta di legge sul Fine vita. «Un sentiero stretto, non facile, che fin da subito abbiamo dichiarato aperto al confronto, all'arricchimento, alla mediazione tra i gruppi parlamentari», riconosce. Il punto di partenza sono alcuni principi base «che possono trovarci d'accordo in larga misura, al di la delle spesso artificiose contrapposizioni, tra laici e cattolici tra destra e sinistra – dice sempre Bazoli -. Il primo e più importante è che la nostra democrazia, la nostra società, la nostra comunità civile si fonda sul diritto alla vita, come primo dei diritti inviolabili dell'uomo».

Il Movimento 5 stelle auspica che sul fine vita in aula ci sia «una discussione aperta, concreta e senza pregiudizi ideologici», dice Giuseppe Conte al termine dell'incontro con il premier Draghi sulla manovra. La commissione «ha approvato un testo che mi sembra equilibrato: quando c'è una prospettiva patologica irreversibile, credo che il principio di autodeterminazione debba avere il sopravvento». Detto ciò, «lo Stato deve garantire cure palliative a tutti e in tutti i territori».

«Voteremo contro la legge sul suicidio assistito perché questo testo introdurrebbe per la prima volta nel nostro ordinamento il “favor mortis” invece del “favor vitae”, che è lo spirito che anima la Costituzione e i trattati internazionali», annuncia subito Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia. «Anche chi non ha speranze di guarigione può e deve essere curato, come ci testimoniano i medici impegnati nelle cure palliative, un percorso che prende in carico la persona malata e i suoi familiari anche dal punto di vista psicologico. Nonostante siano stati accolti alcuni emendamenti migliorativi che abbiamo proposto, questo testo contiene requisiti troppo ampi, in pratica tutti i casi di malattie croniche o di disabilità senza rischio di vita immediato o a medio termine». 

Questo è il momento delle scelte, secondo il deputato di LeU, Nico Stumpo: «Non si può più lasciare ai comitati etici delle Asl la decisione attraverso un provvedimento finale di un giudice se si può o non si può. Deve essere lo Stato a sancire questa decisione, con una legge. Il tempo di assumersi questa responsabilità è ora. Questi temi vanno affrontati con uno sguardo verso gli altri, non come una questione che riguarda gli schieramenti, ma come un tema che riguarda le persone in carne e ossa, i propri diritti, le sofferenze». Secondo Stumpo «va affrontato il merito, non quello che succede in altri stati europei. Il fine vita non è l'eutanasia. Lo Stato non deve lasciare soli i cittadini, soprattutto nei momenti di difficoltà. Quello che stiamo discutendo è un buon testo al quale hanno partecipato tutti sarebbe un errore. Se questa legge si arenasse nel bicameralismo o peggio venisse affossata dai voti segreti. Questa legge deve avere la velocità che merita». 

Vladimir Luxuria auspica «che la legge sul fine vita non faccia la stessa fine del Ddl Zan. Purtroppo in Italia le leggi che riguardano le libertà personali e l'incolumità fisica e morale hanno sempre un cammino difficile. E' da tanto tempo che si chiede al Parlamento di fare il suo dovere e cioè di legiferare e non di voltare la testa dall'altra parte di fronte a casi di grandissima sofferenza. Una sofferenza che riguarda sia la persona coinvolta fisicamente che chi gli sta accanto. Speriamo che questa sia davvero la volta buona».

 




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