Diritto, procedura, esecuzione penale  -  Giuseppe Piccardo  -  28/04/2023

Brevi note sulla proposta di direttiva europea di contrasto sulla violenza di genere

Il dilagante fenomeno della violenza di genere impone, con sempre maggiore urgenza, l’adozione di di misure sovranazionali e coordinate tra di loro, finalizzate all’introduzione di una normativa omogenea , che consenta la massima estensione della tutela dei diritti e degli strumenti di contrasto al fenomeno.

In tale prospettiva si è mossa L’Unione Europea, ed in particolare la Commissione, che ha presentato una proposta di Direttiva contro la violenza domestica e sulle donne,  considerato che, attualmente, nessun atto legislativo europeo tratta in modo specifico ed esaustivo, lasciando a ciascun singolo Stato l’adozione di misure volte a contrastare il fenomeno.

La proposta di Direttiva si articola in cinque macro aree, e precisamente:

1) Introduzione di nuove fattispecie di reato a livello europeo (stupro, mutilazioni genitali femminili e della violenza online)

La Commissione Europea, con la proposta in disamina, intende perseguire l’obiettivo della qualificazione come fattispecie criminose, nel territorio europeo dei reati di stupro, quale atto sessuale compiuto senza alcun consenso, di mutilazione genitale femminile, di stalking online, di condivisione non consensuale di immagini intime (c.d. “revenge porn”), , di  molestie online e di incitamento alla violenza o all’odio online.

Di particolare interesse è l’attenzione che la proposta di Direttiva pone con riferimento alla  violenza compiuta attraverso modalità telematiche o mediante utilizzo dei c.d. “social”, considerato che molti dei reati che la Commissione intende introdurre, nelle singole legislazioni penali, non considerano la fattispecie della loro commissione “online”.

2) Modalità di denuncia sicure e procedura di valutazione del rischio

La proposta di Direttiva europea intende, in particolare, introdurre modalità di denuncia  più sicure, più semplici e maggiormente accessibili, anche mediante possibilità di utilizzo di strumenti telematici,  con attenzione al genere e alle denunce che coinvolgono minori.

Infatti, molto spesso, successivamente alla denuncia, le donne si trovano non adeguatamente assistite e accompagnate nel difficile percorso che segue alla denuncia stessa e senza che venga effettuata un’adeguata verifica della valutazione del rischio in relazione alla pericolosità dell’aggressore da parte delle forze dell’ordine o della magistratura, specie nelle città medio piccole, ove manca personale specificamente formato.

3) Tutela  della vita privata della vittima nel procedimento giudiziario e diritto ad un adeguato risarcimento del danno

La Direttiva si propone l’obiettivo dell’utilizzo di prove, di domande relative alla vita privata della vittima, soprattutto sulla sua vita sessuale, solamente in caso di stretta necessità,  al fine di evitare il grave fenomeno della vittimizzazione secondaria, per il quale l’Italia è stata più volte condannata dalla CEDU (da ultimo il 10 novembre scorso) e richiamata dal GREVIO.

Inoltre, ogni Stato dovrà prevedere la possibilità, per la vittima di violenza, di chiedere all’autore del reato il risarcimento dei danni, compresi i costi dell’assistenza sanitaria, dei servizi di sostegno, della perdita di reddito e dei danni fisici e psicologici subiti, nel corso del procedimento penale, spesso lungo e difficile da affrontare sotto il profilo psicologico.

4) Assistenza alle vittime  di violenza mediante l’istituzione di una linea di assistenza telefonica e di centri antistupro (CAV)

La proposta di Direttiva prevede che gli Stati membri dell’Unione Europea predispongano servizi  di assistenza alle donne vittime di violenza, quali centri anitstupro (in Italia i Centri Antiviolenza -  CAV, già  esistenti) e linee di assistenza  telefonica, disponibili quotidianamente e gratuitamente.

5) Coordinamento e cooperazione tra gli Stati UE

Il documento UE prevede che gli Stati procedano allo scambio delle c.d. “best practices”, anche attraverso il sistema di rete giudiziaria europea ed “Eurojust”, con raccolta e circolazione di dati aggiornati sul fenomeno della violenza di genere, da utilizzare ai fini di un’indagine condotta a livello dell’UE ogni cinque anni.

In conclusione, si ritiene che laa proposta di Direttiva è sicuramente un importante passo in avanti verso un contrasto coordinato della violenza di genere a livello europeo, ad oggi assente, e per questo motivo lo scrivente auspica che la Direttiva possa presto divenire realtà.

Tuttavia, agli strumenti legislativi, devono affiancarsi politiche volte all’educazione delle giovani generazioni alla parità di genere e alla non discriminazione, in quanto le leggi, da sole, non sono sufficienti a sradicare mentalità e modi di pensare sedimentate nel corso del tempo e, purtroppo ancora oggi molto diffusi.


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