(da ‘’Storia di Ina’’, Aliberti, 2020)
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Si alternavano tra loro anche momenti di fisicità, non strettamente ‘’impiegatizia’’.
Difficile, nella familiarità di uno studio, che niente di extra-professionale succeda.
Parlo di Ina, i suoi gesti di ogni giorno.
Un certo modo di sdraiarsi con la minigonna sul divano, ad esempio, oppure di chinarsi sulla scrivania nel porgere a M. un documento, indossando una camicetta con due bottoni slacciati, di voltarsi con un sorriso quando usciva da una stanza, per salutarlo.
Quella sua maniera di scusarsi come una monella, poi, dopo aver starnutito senza fazzoletto, di grattarsi una caviglia con l’indice, di stirare le braccia e le spalle in un momento di stanchezza, di sospirare all’improvviso guardando fuori della finestra.