Letteratura  -  Redazione P&D  -  09/12/2024

Paolo Cendon, Ombre in cerca di ascolto, Aliberti, Reggio Emilia, 2024 - Recensione di Giulio Rufo Clerici

Trieste è ricca di giuristi e di scrittori: tra essi Paolo Cendon, autore di questo libro. Non si tratta di un’opera di diritto. E non sembra frutto, unicamente, della fantasia. Inizia così: “ho raccolto qui varie storie, che trattano di persone fragili; tutte più o meno vere, anche se ognuna in misura diversa”.

Alcune vicende hanno un taglio maggiormente narrativo e sono incentrate su uno stesso personaggio, dando vita ad un ciclo, come nel caso di Marcus. Egli ha voce propria e narra in prima persona, ricorrendo alla memoria, quale luogo creativo e di rielaborazione di esperienze, vissute, secondo punti di vista soggettivi. “Mi chiamo Marcus, ricordo la prima volta in cui pensai ci fosse qualcosa di strano, in me, d’insolito rispetto agli altri bambini”.

Altre pagine sono forse più vicine alla vita dell’uomo di legge. Avvocati, magistrati e docenti sono presentati – talvolta con una nota di ironia – nella loro maniera tutta peculiare di dialogare con coloro che chiedono giustizia in Tribunale, oppure studiano (o non studiano affatto) all’Università, o cercano amicizia, comprensione, o semplicemente un momento di attenzione. Possiamo trovare riferimenti impliciti al giallo (The Four Just Men di Edgar Wallace?) o citazioni esplicite ai paradigmi del teatro e della letteratura (Menandro, Goldoni, Maupassant).

I personaggi di Cendon traggono dalle persone le esperienze quotidiane, le alternative etiche, le sfide con finali tragici, comici o aperti, in una narrazione mobile, talora inquieta, combattuta: la certezza del male è presente fin dalle prime righe, come qualcosa di necessario, inevitabile; accanto vi è il bene, frutto dell’essere umano e del suo impegno, nei piccoli e nei grandi gesti (pensiamo a Cettina e alla sua famiglia in Tutti per uno, a Chiara e ai suoi nuovi amici nel Mondo alla rovescia …). Leggere queste pagine non lascia indifferenti, perché parlano di ognuno di noi. “So di essere un po’ strano a volte / se non reco disturbo però / lasciate che sia io a decidere”, sembra dire Guido, in Toyota Yaris e dintorni.

Il libro di Cendon propone così ventotto storie e altrettante tappe di un viaggio che riconosce l’unicità e la bellezza della vita e di ciascun essere umano, incontrato e riscoperto attraverso la narrazione, il diritto e la poesia.




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