Letteratura  -  Redazione P&D  -  25/11/2024

"Ombre in cerca di ascolto" di Paolo Cendon, Aliberti, 2024, recensita da Carmela Bruniani

“Ombre in cerca di ascolto”, scritto da Paolo Cendon, è una raccolta di racconti che vuole dare voce a coloro che, molto spesso, vengono relegati ai margini della società e conducono esistenze difficili, oscurate dalla frenesia di un mondo che non è più in grado di riflettere sul senso della vita.

 Storie minime, quindi, vite sospese, personaggi bizzarri, scelte difficili ma anche traguardi raggiunti.

 Le difficoltà che la vita propone vengono rielaborate attraverso la narrazione di piccole storie che, nella loro apparente semplicità, ripropongono le tematiche impegnative che hanno sempre costituito oggetto di studio da parte dell’autore.

L’accettazione di sé, l’omosessualità, la disabilità, la vecchiaia, i problemi psichiatrici vengono raccontati, a volte attraverso storie personali o di fantasia a volte attraverso casi giudiziari, con una scrittura semplice e immediata che cattura il lettore e lo rende partecipe non solo della vicenda ma anche delle questioni complesse ad essa sottese.

Paolo Cendon ci conduce per mano nelle vite dei suoi personaggi palesando le loro fragilità e aiutandoci a soffermarci e a pensare.

Il giurista rimane sullo sfondo e se, ogni tanto, fa capolino tra le righe del libro lo fa solo per orientarci, per aiutarci a capire il limite oltre il quale non è possibile sconfinare.

Un caleidoscopio della società che esamina la vita da tante sfaccettature, tutte diverse ma a volte simili.

 Ogni storia è un microcosmo da cui emerge il bene e il male, a volte negli occhi tristi di una madre a volte in quelli allegri di due  sposi a volte nelle speranze di un ragazzo.

 Paolo Cendon ci racconta le storie normali, quelle senza lustrini, le storie della gente vera, di chi lavora per vivere, di chi lotta per sopravvivere, degli emarginati, di chi sta all’angolo della vita, tutte insieme, una dietro l’altra, in una catena continua quasi a voler rappresentare l’intero corso dell’esistenza umana.

Sullo sfondo, comunque, permane sempre, facendo quasi da collante, quella sensazione di leggerezza tipica della scrittura cendoniana, una leggera ironia, quel non prendersi troppo sul serio, un eloquio dolce che, solo in un secondo momento, sprigiona consistenza e spessore. 

 Nel libro si ritrovano anche le atmosfere tipiche della provincia italiana, raccontate attraverso la descrizione dei luoghi, i nomi delle vie e delle piazze, i modi di dire, il gergo locale, il clima tipico delle giornate invernali o estive.

Un’immersione completa nelle città, negli scorci paesaggistici, nei particolari delle case, campi e fondamenta a Venezia, San Servolo, San Clemente, borghi e piazze a Trieste, centri storici, l’argine del fiume a Pavia.

Un aspetto non secondario che contribuisce a caratterizzare ulteriormente i racconti immergendoli in un ambiente ben definito, descritto con dovizia di particolari, in cui non manca qualche puntata esotica.

Il libro di Cendon offre, quindi, tutta una serie di suggestioni legate non solo alle tematiche affrontate ma anche al linguaggio, alla scrittura e alla descrizione dei luoghi, che lo rendono interessante da molteplici punti di vista.

 




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