Parla la docente aggredita in classe dalla mamma di un'alunna: "Quella donna mi dava schiaffi e pugni, in ospedale non mi ha accompagnata nessuno"
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«Non so quando tornerò a scuola. In 34 anni di insegnamento ho sempre pensato di lavorare in un ambiente protetto. Ora so che non è così. Sono scossa. Non ho dormito. Continuo a ripensare a quanto mi è accaduto, ma soprattutto al trauma subito dai miei alunni». La professoressa Lucia Celotto, stimatissima per le doti di equilibrio e umanità, non riesce a nascondere il turbamento. Le tornano in mente le immagini della violenza subita mentre era in classe, mercoledì mattina, con i suoi studenti. Raggiunta fin dentro la scuola, una succursale del liceo Plinio Seniore di Castellammare di Stabia (Napoli), dalla mamma di una sua alunna infuriata per un brutto voto. «Mi ha picchiata e insultata, con offese irripetibili. Sono rimasta sola, nessuno mi ha aiutato».
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COME STA ORA PROFESSORESSA?
«Penso ai miei alunni. Alla scena a cui sono stati costretti ad assistere. Prima di uscire dalla scuola, da sola per andare in ospedale, li ho rassicurati. Sono stati gli unici a provare ad avvisarmi. Sentendo quanto accadeva in corridoio, hanno capito prima di me i rischi che correvo. E sentendo bussare con insistenza mi hanno detto di non aprire la porta».
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E LEI INVECE HA APERTO.
«Ma sì. Ero tranquilla. In aula stavamo proprio confrontandoci con i ragazzi. Chiedevo se mi ritenessero equa. Il giorno prima ero stata mandata a chiamare in presidenza. Mi è stato riferito che una famiglia mi accusava di favorire degli studenti rispetto ad altri. Per me gli alunni sono tutti uguali e ho ricercato un dialogo con i giovani a cui non devo solo insegnare inglese, ma provare a trasmettere di più. Un’idea su come affrontare difficoltà e prove. Una ragazza ha cominciato ad agitarsi, mi ha detto che non si sentiva molto bene. Mi ha solo chiesto di uscire e dopo un po’ è arrivata la madre. Non mi sarei mai immaginata che potesse accadermi una cosa del genere nella mia scuola».
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COSA È SUCCESSO?
«Sono stata picchiata, i miei occhiali si sono rotti. Ho ricevuto schiaffi alla spalla, sulla testa. Mi accusava di cose assurde, di avere penalizzato la figlia. La ragazza ha preso un quattro e dei cinque perché questo è il suo rendimento. Se fosse per me non abbinerei gli studenti a dei numeri, non mi piace. Ma questo è il sistema di valutazione che abbiamo e va usato. Anzi il regolamento del nostro istituto ci impone quante interrogazioni e compiti fare. Fosse per me stresserei meno i ragazzi».
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MENTRE LA MAMMA DELLA SUA ALUNNA L’AGGREDIVA È INTERVENUTO QUALCUNO?
«Nessuno mi ha aiutato. Nessuno che abbia almeno tentato di intervenire o fermare la donna. Solo i miei alunni mi sono stati accanto. Hanno provato a circondarmi e la mamma ha cominciato ad insultare anche loro. Il collaboratore scolastico sullo stesso piano è rimasto fermo. Come il bidello che ha fatto entrare la madre in compagnia di tutta la famiglia. Ancora mi chiedo come sia stato possibile che fossero tutti lì. E anche il docente, coordinatore responsabile della succursale in cui è avvenuto l’episodio, non ha fatto nulla. Sono andata al pronto soccorso da sola, a piedi. Avvisando la mia famiglia. In ospedale mi hanno dato una prognosi di tre giorni, ma non so ancora cosa farò. Mi pesa non essere stata tutelata. Né prima, né dopo».