Lavoro  -  Redazione P&D  -  29/12/2023

La Bocconi ha perso tempo, annullata la sanzione al prof che aveva "frequentazioni intime" con due allieve

L'ateneo, secondo i giudici, avrebbe tentato di "gestire la vicenda internamente e in via confidenziale" superando i 180 giorni previsti per il procedimento disciplinare

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L’università ha perso tempo, cercando di aggiustare le cose in qualche modo invece di procedere spedita con la punizione, per cui la sanzione al professore della Bocconi colpevole di intrattenere rapporti intimi con le studentesse è annullata. Lo ha deciso il Tar della Lombardia a cui si era rivolto il docente, sospeso per un anno dallo stipendio.

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La sanzione era stata comminata dal consiglio d’amministrazione dell’ateneo il 15 giugno 2023, con effetti dal primo luglio. L’accusa era quella di aver tenuto comportamenti inappropriati e “intime e prolungate frequentazioni personali” con alcune studentesse “mentre seguivano il corso delle sue lezioni o preparavano sotto la sua supervisione la tesi”. Ma la sanzione è stata annullata perché arrivata al termine di un procedimento disciplinare che si è protratto oltre il limite di 180 giorni previsto dalla legge.

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L’università, che ricorrerà al Consiglio di Stato, secondo i giudici “si è mossa al di fuori del quadro normativo”, “espletando una istruttoria de facto della condotta del docente, nel deliberato intento di non formalizzare le accuse e di gestire la vicenda internamente e invia confidenziale”.

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Alla fine dell’estate 2022, infatti, l’ateneo “era a conoscenza di tutti gli elementi fattuali necessari a muovere al docente una puntuale contestazione disciplinare, ma non l’ha fatto”, dando però “vita a un procedimento disciplinare ufficioso, durato pressoché sei mesi, avente ad oggetto le medesime condotte poi solennemente contestate” il 7 aprile 2023 con l’apertura formale del procedimento disciplinare da parte del rettore, che si è chiuso appunto il 15 giugno. Da qui la decisione dei giudici della sezione quinta del Tar di Milano di “stigmatizzare il comportamento dell'Università, ossia il suo muoversi fuori dai confini della legalità procedurale”, che “ha condotto a un eccessivo prolungamento dell'azione sanzionatoria e a un'intempestiva formulazione degli addebiti”.

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L’ateneo di via Sarfatti, non entrando nel merito della sentenza e nel rispetto dell’operato della magistratura, sottolinea che le sue azioni “sono da sempre volte a tutelare il diritto delle studentesse e degli studenti, e di tutti i membri della propria comunità, di frequentare il proprio campus in sicurezza e tranquillità. Per questo - spiegano ancora - l’università si è dotata, ispirandosi ai più elevati standard internazionali, di un honor code che disciplina i comportamenti virtuosi da adottare nell’ambito della propria carriera accademica, definendo come elementi essenziali per la formazione e la vita professionale delle persone l’etica e la responsabilità per la propria condotta e le proprie azioni”.

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Nel caso specifico, “nel rispetto della privacy e nell’ambito delle proprie prerogative, la Bocconi ha sanzionato il professore, allontanandolo dalle aule e dall’attività d’insegnamento e di ricerca per assicurare un ambiente sereno e privo di conflitti di interesse”.

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Il procedimento contro il docente - difeso dagli avvocati Maria Luisa De Margheriti e Rocco Massaro - era partito sulla base delle prove fornite da due ormai ex studentesse, per una delle quali il professore avrebbe provveduto anche al “pagamento di spese per viaggi e alberghi in sua compagnia e bonifici sul suo conto corrente”, oltre ad aver “messo a disposizione abituale un ufficio dell'Ateneo”. Il docente si era difeso affermando che non si sarebbe trattato di molestie sessuali, ma di “due relazioni sentimentali con studentesse, peraltro maggiorenni, consenzienti e non destinatarie di trattamenti preferenziali a livello accademico”. E in effetti il 15 giugno viene sanzionato per aver tenuto “un comportamento incivile e irresponsabile nei confronti di studentesse che si trovavano in una situazione di dipendenza relazionale nei suoi confronti, abusando del proprio ruolo accademico” e per aver “danneggiato il decoro e la reputazione” dell’ateneo. Sanzione resa vana dal Tar

 




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