LA FARNESINA: “ARRESTATA PER DROGA”
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Dopo l’atterraggio a Gedda, per giorni non ha dato notizie di sé: i genitori ne denunciano la scomparsa. Poi l’amara scoperta
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TREVISO. Era scomparsa nel nulla dopo un volo, a inizio maggio, con destinazione una città dell’Arabia Saudita. Poche ore dopo l’atterraggio, il suo cellulare non ha più dato alcun segnale. È passato un giorno, poi un altro.
Troppi perché lei, una hostess di Castelfranco, dipendente di una compagnia aerea straniera, i contatti con la famiglia li teneva quotidianamente. Per questo motivo, sopraffatti dall’angoscia, i genitori si sono presentati in caserma dai carabinieri per denunciarne la scomparsa.
Hanno temuto un rapimento o un sequestro di persona. Ma neanche 24 ore più tardi l’attivazione delle ricerche attraverso i canali ufficiali, dall’Arabia Saudita è arrivata la risposta: l’hostess castellana non era scomparsa.
Era stata arrestata, poco dopo il suo atterraggio all’aeroporto di Gedda, con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Ed ora è rinchiusa nelle famigerate carceri arabe.
Per un giallo che si risolve, un altro che sorge. Perché c’è chi giura che la ragazza arrestata nel paese arabo sia al centro di un grande equivoco.
Incensurata, figlia di una famiglia nota e perbene, studentessa modello, lei, 23 anni, non aveva avuto mai a che fare con la droga. Il punto è che nel paese arabo le leggi per chi viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti sono severissime.
Se in Italia per 50 grammi di droga si viene segnalati come consumatori o al massimo denunciati per spaccio, la sola detenzione di un grammo per uso personale in Arabia Saudita viene punita con il carcere. E lì non si conosce il significato di “scarcerazioni facili”.
Il giallo che sta tenendo sulle spine un’intera famiglia della zona di Castelfranco è iniziato un paio di settimane fa quando l’hostess di 23 anni sparisce nel nulla dopo essere atterrata con un volo di linea a Gedda.
È il 5 maggio e i familiari, in serata, provano a chiamarla. In genere la ragazza, ad ogni atterraggio, manda un messaggio ai genitori per far sapere che sta bene. Ma quella sera da Gedda non arriva nessun segno di vita.
La famiglia inizia a preoccuparsi all’indomani. Il cellulare dell’hostess continua ad essere spento. Le chiamate e i messaggi si moltiplicano: “Tutto bene?”, “Fatti sentire”, “Perché non chiami? Siamo preoccupati”. Zero risposte.
L’angoscia che alla ragazza sia successo qualcosa di grave aumenta di ora in ora. In testa passano i pensieri più bui. Un rapimento, un sequestro di persona, la tratta delle bianche.
Dopo un paio di giorni, i genitori si presentano alla più vicina caserma dei carabinieri per sporgere denuncia. È l’atto formale che permette di attivare i canali ufficiali della prefettura, dell’Interpol e del ministero degli Esteri.
La Farnesina si mette in contatto con le autorità arabe e fornisce i dati della giovane scomparsa. Ci vogliono 24 ore per risolvere il mistero.
È dalla polizia araba che arriva la risposta: l’hostess di Castelfranco non è scomparsa. È stata arrestata con la pesantissima accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
La reazione dei familiari è quella di sollievo perché la ragazza è viva ma anche di profonda preoccupazione. Nel paese arabo la legge per chi viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti è severissima, indipendentemente dalla quantità. Del caso, com’è prassi in casi che coinvolgono cittadini italiani in un paese straniero, se ne occuperà la procura della Repubblica di Roma.