Letteratura  -  Redazione P&D  -  26/05/2023

"Diritto e Rovescio", una collana che tanti ricordano - P.C.

A un certo punto, verso la metà degli anni ’80, ero entrato in rapporti amichevoli con Francesco Galgano. Un uomo irrequieto, a suo modo insofferente delle ritualità accademiche, sempre in cerca di cose nuove. Aveva il dono di centrare subito, di qualsiasi cosa parlasse, anche non di sua stretta competenza, il nocciolo profondo; e buttava spesso tutto ‘’in sorridere, in ironizzare’’, altra grande qualità, era reattivo, graffiante.

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Gli ero grato perché alla fine degli anni ’70, nonostante a una cena a Trieste io avessi raccontato stranezze varie, amatoriali e poco riverenti, mi aveva telefonato il giorno dopo per propormi di trasferirmi a Bologna, Giurisprudenza, accanto a lui. Non avevo potuto accettare, la riconoscenza per l’apprezzamento però era rimasta in me.

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Nel momento di fondare con la Cedam la nuova rivista ‘’Contratto e Impresa’’, Galgano si era ricordato di me, e avevo accettato con gioia di entrare in direzione. Ci si incontrava poi abbastanza spesso, soprattutto in Emilia, o a Padova, o a casa di Giovanna Visintini, sul Garda. A una serie di convegni della rivista avevo presentato delle relazioni, un po’ esoteriche e vagabonde, che gli erano piaciute. I temi che in quegli anni tornavano sempre più spesso nella mia agenda, cioè follia, disagio e danno alla persona, non erano esattamente i suoi, questo tuttavia non ci divideva, anzi: “Siamo complementari io e te’’, ripeteva.

 

 




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