1. Introduzione
La recente lettura di una pronuncia del Supremo Collegio in tema di attività notarile e responsabilità del notaio ha stimolato, in chi scrive, alcune riflessioni che si desidera condividere. Esse riguardano la natura dell’atto notarile quale ‘prodotto’, il ruolo del notaio nella perenne dialettica tra libertà ed equilibrio contrattuale, il possibile condizionamento di clausole di stile, la ‘porosità’ ed indeterminatezza di alcune espressioni contenute in norme relative all’attività e funzione notarile, la vischiosità di convincimenti tendenti a porre la figura notarile al di fuori della dinamica negoziale e, pertanto, intangibile dalla stessa, ed, all’opposto, affermazioni che vorrebbero, invece, il notaio assurgere al ruolo di garante della veridicità delle dichiarazioni delle parti contrattuali. Si tratta, certo, di questioni delicate e complesse, che, nel caso di specie, hanno dato luogo a pronunce difformi nel giudizio di primo grado ed in quello di appello, e che hanno impegnato non poco anche il Supremo Collegio, che ha corretto la motivazione della sentenza di appello, pur confermandone il dispositivo, ai sensi dell’articolo 384, ultimo comma, codice di procedura civile.
2. I fatti
I fatti che hanno dato origine alla controversia sono i seguenti. Tizio acquista da Caia con quattro distinti atti, ricevuti dallo (...)
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