Due tavoli più in là sedeva una ragazza, avevo notato in quel momento, poteva avere la mia età: dal viso mi rammentava qualcuna.
Chi fosse quest’ultima, la ‘’voce segreta’’ se n’era ricordata, dopo un secondo.
Dorian aveva subito visto che ero altrove con la mente.
“Era una che frequentava il mio liceo – avevo iniziato a raccontargli – non sono mai neanche riuscito a parlarle. Sapevo solo che si chiamava Angela Maria”. Sorrideva adesso il mio commensale. ‘’Era alta - avevo proseguito – non bella forse, pelle bianca, grandi occhi chiari; ne ero conquistato, abitava dalle parti di campo Santo Stefano’’. Cioè vicino a Sant’Angelo, la incontravo quindi facilmente“. La seguivo in Campo San Maurizio, in Piazza, nelle Mercerie; spesso era sola, a volte con sua madre, andavano a fare commissioni. A Venezia pedinare qualcuno era facile. ‘’Non credo si sia mai resa conto di niente - avevo concluso - chissà un giorno se tornassi in laguna’’.
Dorian pareva indovinare che, sentimentalmente, quella ‘’non storia’’ era quanto di più importante mi fosse capitato nella vita.
La ragazza seduta due tavoli più in là non si era, ovviamente, accorta di nulla.