Letteratura  -  Paolo Cendon  -  19/11/2023

Trasformava il giardino la sua presenza

C’era stata una pausa qui, il cellulare di   Joseph era suonato; mi ero alzato per non disturbarlo, spostandomi verso la finestra, avevo guardato fuori.

Geneviève c’era adesso, potevo vederla   accanto alla siepe di ortensie.   Distante   una trentina di metri.; il glicine l‘aveva coperta qualche metro indietro, due minuti prima, ecco perché non l’avevo scorta.

Nessuno accanto a lei, portava un cappello di paglia bianco, a larghe tese, con un nastro blu; aveva raggiunto ora   il caprifoglio, lì vicino, accarezzava   qualche foglia con le dita Sembrava uscita da un quadro di Monet, non le avrei dato più di trent’t’anni.

 Trasformava il giardino la sua presenza, ne faceva qualcosa di animato.  lo guardavo   un po’ coi miei occhi, mi accorgevo, un po’ con quelli del marito; per entrambi avrei detto che incarnava l’essenza della femminilità, oltre il tempo e lo spazio.

 E c’erano   delle frasi, comunque, a echeggiarmi   nella testa, che mi riportavano   alla realtà: ‘‘Neanche a sfiorarla riusciresti, una creatura del genere’’, ‘’Mai accadrà che ti stringa fra le sue braccia’’.

 

 




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