È accaduto anche con il mio testo “Lucean le stelle” messo in scena nell'ambito di Gaudete Festival il 7 e l'8 luglio nella chiesa di S. Carlo a Varallo.
Parlerò dello spettacolo dunque da un punto di vista particolare, che non è, credetemi, privilegiato, anzi, ma certo molto particolare. Può accadere che la messa in scena deluda, che annoi, che l'attore sia troppo diverso da come chi scrive se l'era figurato... può accadere che l'autore abbia pensato a reazioni del pubblico che non vengono e che il pubblico rida o si commuova dove l'autore proprio non se l'aspettava.
Può anche accadere che l'autore si fissi sul testo e stia lì a chiedersi quanto è fedele la recitazione, la messa in scena, la regia...
Di sicuro, quindi, questo mio breve scritto non potrà essere una recensione, ma direi, un'emozione, l'emozione delle parole che prendono corpo, diventano persone vive.
E dunque gli attori. Costanza Daffara interpreta Marina Gamba, una parte ricca di colori, di emozioni: l'amore, la passione, l'ironia, l'amore per i figli, la delusione, la paura, la sorpresa per la bellezza della conoscenza e infine il dolore, profondo, viscerale dell'amore che finisce. Marina Gamba vive tutte le sfaccettature dell'amore, così avevo immaginato scrivendo e così è stato, Costanza Daffara ha dato al personaggio, oltre alla cadenza veneta, i toni, i gesti, gli sguardi, la voce di una vera Marina, la donna che ha partorito tre figli a Galileo senza mai divenire sua moglie.
Poi Patrizio Rossi, Galileo, un personaggio che, nonostante i rimproveri (sacrosanti) della sua donna, deve mantenere una profonda dignità ed essere anche umano; Patrizio è stato bravo sia nel modulare la voce a un tono di pensoso riflettere, sia nel rendere i brani tutt'altro che facili scritti proprio da Galileo, ma anche nel far percepire i tormenti umani dello studioso: anche lui alla fine è di questa terra!
I due personaggi, merito della scelta registica, poiché parlano linguaggi diversi si muovono su piani diversi, solo in rari casi si incontrano: all'inizio e alla fine della loro storia d'amore.
La regia m'è parsa una grande regia: scelte ardite, ma efficacissime. Troneggia il cannocchiale che sembra enorme, protagonista occulto (infatti appare solo talvolta) della vicenda; lo specchio come fondale amplifica la sala, dona una profondità degna da grandi quadri dei pittori veneti, è uno specchio che diviene trasparente e allora ecco apparire il cannocchiale e le stelle. Notevole è anche l'uso delle luci: i toni dell'azzurro del cielo e dell'arancione della terra e della vita (così almeno li ho interpretati io) si stagliano sui personaggi e non solo anche sul musicista.
Perché c'è una colonna sonora e così importante!
La musica delle sfere celesti, resa sfregando i bordi dei bicchieri, (ma chi l'aveva capito?) a me l'han dovuto dire, e la musica celeste del liuto si incontrano anche perché il padre di Galileo Galilei, Vincenzo fu un grande musicista e sue sono le musiche (oltre che di Michelangelo Galilei) che l'ottimo Franco Lazzari ha fatto risuonare sia come brani in sé compiuti, che come brevi “ritornelli” che richiamano e sottolineano sentimenti, situazioni, emozioni.
M'è parso che il pubblico, a strettissimo contatto con gli attori che spesso si muovevano tra gli spettatori, abbia apprezzato lo spettacolo, non oso dire che di certo l'ha apprezzato, dato anche il calore degli applausi, perché alla fine sono parte in causa, di sicuro l'ho molto apprezzato io.
L'effetto è molto strano, dicevo all'inizio, ma quando lo spettacolo è bello, l'autore si accorge di aver scritto qualcosa che vale, qualcosa che emoziona, qualcosa che va aldilà dell'autore stesso e che lo spettacolo teatrale con gli attori, la musica, le luci e la regia, di Mara Colombo e Luigi Smiraglia, rende godibile e portatore di emozioni sempre nuove. È il miracolo del teatro!
Grazie a tutti da parte mia e, sicuramente, anche di Marina Gamba.
Per chi volesse saperne di più del festival e dello spettacolo e magari trovare il modo di farlo replicare nella sua città: http://www.gaudetefestival.it/Gaudete10/html/070710.html