Un’importante sentenza sui torti eso-familiari.
Singolare come vicenda, innovativa come poche la soluzione.
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Una donna sulla trentina soffre di disturbi all’apparato urinario: si risolve perciò ad affrontare un’operazione chirurgica. Ne uscirà malconcia, il medico ha compiuto qualche errore col bisturi; il risultato è che la vittima non può fare o ricevere nulla, in quelle zone del corpo, senza provare gran dolore. Rimediare con dei contro-interventi è impossibile.
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Il magistrato dà lettura della decisione, ricostruiamo così la scena in un’aula affollata; vengono riconosciute le ragioni della paziente, le si attribuisce una somma a titolo di “danno biologico”. La sala si svuota, salvo che per un uomo ancor giovane, il quale resta seduto al suo posto. Lo guarda il giudice: “È finito il processo, lei chi è, scusi?”. L’uomo accigliato: “Il marito della signora cui lei ha appena reso giustizia”. Il giudice: “E allora?”. L’altro: “Si metta un po’ nei miei panni. Ha appena riconosciuto come mia moglie non possa compiere nulla, là in basso, senza soffrire …”.
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Il magistrato fa i conti, rapidamente, possiamo immaginare i suoi pensieri: anche il marito è una vittima, sì, dell’episodio di malpractice. A due creature legate tra loro la natura umana offre, beninteso, vaste rose di gesti, dolcezze, più combinazioni. C’è una via fisiologica tuttavia, per la passione amorosa, immaginata sin dagli albori dell’umanità; una strada che ogni coppia può aver desiderio di percorrere ogni tanto. Dovervi rinunciare rappresenta una deminutio, anche per il marito; un compenso legale in denaro, rispetto a quel “fare” perduto, non potrà mancare.
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Mai il principio era stato proclamato con tanta chiarezza. In sostanza; chi è unito a una persona non potrà che seguirne, anche nel male, il destino; quanto più forte il vincolo affettivo, tanto maggiori i contraccolpi per entrambi. Non si tratta solo di ombre interne. Ogni giornata consta di infiniti momenti, ciascuno fatto per essere attraversato insieme, da una coppia, dentro casa e fuori; lemmi dell’intimità, sul piano tattile anche, più epidermico: che andranno tutti computati, ove le cose volgano al peggio, nel bilancio finale.