“Non è semplice per Frankie Machine lasciarsi alle spalle l’eroina. Era riuscito a liberarsene in carcere, dove aveva imparato anche a suonare la batteria. Ritornato a Chicago, il vecchio ambiente lo riporta ben presto nel tunnel: una moglie possessiva, Sophie, che lo ricatta moralmente, pur di non perderlo, fingendosi costretta su una sedia a rotelle; il padrone della bisca clandestina, che lo rivuole per la sua destrezza come mazziere; il vecchio pusher, che lo incita in tutti i modi a ricominciare con la droga.
Difficile sì per Frankie; dopo una ripresa illusoria, tutto viene precipitando. Alla bisca scoprono che bara con le carte, lo picchieranno di santa ragione; ricomincia a bucarsi, pur odiandosi, i sensi di colpa lo attanagliano; non riesce ad allenarsi alla batteria, combina un disastro alla prova con l’orchestra.
Soltanto la fiducia dimostratagli da Molly - la giovane vicina di casa, anche lei un mestiere pesante, schietta però e gentile nell’animo - gli darà la forza per tentare una svolta. In una drammatica sequenza di più giorni, con sofferenze lancinanti, rotolamenti per terra, distruzione di oggetti casalinghi, dentro l’appartamento dove la ragazza l’ha rinchiuso a chiave, Frankie riesce a tornare incredibilmente alla vita. Basta scimmie sulla schiena, di lì in avanti, basta col mestiere di cartaio truffaldino; basta soprattutto dipendere da chiunque, continuando a disprezzare se stesso.
Quanto a Sophie perderà un giorno il controllo di sé – di fronte al marito, con la polizia dietro - alzandosi in piedi e rivelando così al mondo che cammina; la vergogna per la smascheratura la indurrà, un minuto dopo, a buttarsi giù dal terrazzo.
Per Frankie, accanto a Molly, nonché al piccolo Sparrow, un timido amico che gli è sempre stato solidale, è forse l’inizio di un nuovo percorso”.