TANTO PEGGIORE QUANDO SI TRATTA DI FRAGILITÀ UMANA DA DISCIPLINARE LEGISLATIVAMENTE, SCRIVE UN NOSTRO LETTORE

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Il grande linguista goriziano Graziadio Isaia Ascoli affermava che “scrivere correttamente è una cosa che sa di miracolo, una cosa da perigliarvi la vita...”.

Devono avergli dato previo ascolto i modesti estensori delle perle semantiche da Lei riportate nel pregevole commento di cui all’oggetto, rinunciando in partenza ad un lessico chiaro, piano e comprensibile ritenendolo obiettivo non alla loro portata (e forse anche per una sorta di fideistica sfiducia-mi si perdoni l’ossimoro- sulle concrete probabilità di verificazione di un miracolo...).

Così scrivendo infliggono a noi soggetti fragili, peraltro non privi di adeguata scolarizzazione, il duplice tormento della patologia (o eventuale comorbilità) che già ci strema di suo, commista allo scialo neuronale profuso nella esegesi di sì altissima, raffinata prosa.

Le pare giusto, esimio Professore?

E, stante l’atipicità dell’illecito civile, perché non configurare in tanta pervicace ostinazione una nuova figura civilistica con correlativa inedita posta risarcitoria?