È esatto, che danno “esistenziale” e danno “biologico” sono la stessa cosa (qualità della vita peggiorata, in via provvisoria o definitiva): il secondo quale lemma che sta dentro il primo, così come il golfo di Trieste si trova all’interno del mare Adriatico.
Diversa, cioè, la forma delle coste tra il Friuli Venezia Giulia (lesioni della salute, mettiamo) e le Puglie (lesioni della libertà); qualora scoppi però un terremoto nell’entroterra, qua e là, gli effetti in mare mostreranno non poche somiglianze: barche in difficoltà, surfisti e nuotatori impauriti, impianti di depurazione a rischio, moria di pesci.
Ecco il danno esistenziale.
Lo stesso per quanto concerne, mettiamo, la costa abruzzese, quella marchigiana, quella romagnola, quella veneta: ossia il mondo (poniamo) della famiglia, dei diritti della personalità, della giustizia, del lavoro; beni e settori, ciascuno, con le sue lagune e le sue baie antistanti: che rimarranno tutte sconvolte - senza grandi diversità tra loro, anche se ogni volta con bilanci diseguali - allorché le pianure e colline alle loro spalle tremino e vengano alterandosi, sbriciolandosi.