Così ho sempre studiato Edipo, letto saggi, testi, altre traduzioni e soprattutto ho assistito a quante più rappresentazioni teatrali potevo. L'ultima un incredibile Edipo Re ed Edipo a Colono a Vicenza al Teatro Olimpico, proprio quello in cui l'Edipo Re venne rappresentato per la prima volta grazie al rinascimento.
Ed ora mi ritrovo a scrivere di Edipo per il nuovo spettacolo dell'attrice Lucilla Giagnoni, che tratterà dell'Apocalisse con un riferimento importante all'indagine dell'uomo su di sé, sulle sue origini che poi è uno dei grandi temi della tragedia di Sofocle.
Ma dello spettacolo parlerò poi diffusamente.
Proprio in questi giorni mi è capitato fra le mani il libro “La morte della Pizia” di Durrenmatt, scrittore che apprezzo molto.
Di fatto Durrenmatt ha riletto e rivisto la vicenda di Edipo in una doppia chiave: politica (che era già essenziale ai tempi di Sofocle) e spirituale, ma in senso lato, cioè attinente al mistero, al destino, alla divinità, alla preveggenza.
Anche questo tema era presente nella tragedia: non è scontata nell'Edipo la fede negli oracoli.
Certo Durrenmatt ha dato un'impronta contemporanea al tutto.
Ma resta l'esemplarità dei classici: si riscrivono alla fine sempre le stesse cose.
Condivido in pieno l'incredulità di Tiresia (indovino) e della Pizia (profetessa) verso la strana esigenza degli uomini di sapere prima cosa accadrà. Anch'io non capisco perché si voglia sapere prima, eppure sono una di quelle che vorrebbe controllare tutto anche il futuro aldiqua e persino aldilà. Edipo ha saputo prima quel che gli sarebbe successo e a cosa gli è valso?
Altra cosa importante è proprio la politica, i maneggi del potere e di chi spera di influenzarlo (come Tiresia coi suoi vaticini).
La Sfinge ad esempio si chiede (e oggi in Italia non se lo chiede solo lei):”come mai gli uomini si lascino opprimere per amore del quieto vivere, ho concluso, che spesso li induce addirittura a inventarsi le teorie più assurde per sentirsi in perfetta sintonia con i loro oppressori”.
Alla fine resta la vanità del tutto: “La verità resiste in quanto tale solo se non la si tormenta”.
Quel che è accaduto a Edipo è frutto di equivoci? Del destino? Dei vaticini un po' pazzi della Pizia o di quelli politicamente orientati di Tiresia?
Nessuno lo sa, quel che è certo è che Edipo resterà nei secoli proprio per continuare a porci domande su noi stessi, sul nostro destino, sulla nostra libertà di scelta.