Letteratura  -  Pant√® Maria Rosa  -  01/01/2011

DELL'INNOCENZA – Maria Rosa PANTÉ

Si vorrebbe che l'innocenza fosse conforme...

Invece l'innocenza può essere difforme, anticonvenzionale, disarmonica, può essere informe o deforme, può puzzare ad esempio o essere brutta e di cattivo carattere.

L'innocenza può non essere come la vorremmo noi, può non essere addomesticata.

Innocente, lo chiarisco qui, è secondo l'accezione di Dostoevskij: innocente è chi ha per esempio problemi mentali (più gravi o diversi dalla maggioranza delle persone), innocente è nei “Fratelli Karamazov” la madre di Smerdjakov, che pure resta incinta e vive una vita tutt'altro che santa. L'innocenza non ha rapporti stretti con la morale corrente. Non è buona, non è malvagia.

Vi racconterò due storie di innocenza non convenzionale che hanno avuto due esiti diversi perché chi ha incontrato queste innocenze un po' ributtanti ha reagito in modi opposti.

Il primo caso è narrato nel libro “La signora nel furgone” del grande scrittore inglese Alan Bennet.. Narra la storia di una donna che ha vissuto nel suo furgone, ospitato nel giardino dello scrittore, per lunghi anni. Una barbona, sporca, puzzolente e di pessimo carattere. Un personaggio strepitoso, fatta oggetto di scherzi crudeli, perché non è la classica vecchina, ma un donnone grande e grosso e pieno di esigenze e di pretese, ma fragile, innocente. Uno scrittore, non a caso anche lui un anomalo in un certo senso, le ha dato non solo ospitalità, ma parola e voce. Finché è morta, di morte naturale, curata non solo da Bennet, ma da altre persone che sono andate aldilà del carattere, della puzza, al nocciolo dell'innocenza chiusa in quella persona.

L'altro caso è molto triste. Qualche giorno fa in carcere è morto un ragazzo di 27 anni, sarebbe dovuto uscire il 31 dicembre. Anche lui da quel poco che è dato sapere era di un'innocenza difforme, fatta di sproporzione e la sproporzione non piace a tutti, non pare innocente, anzi.

Eppure questo ragazzo, morto nelle carceri italiane, era un innocente autentico. 187 chili di peso e un cervello da bambino di tre anni. Accusato di furti di cui forse non aveva nemmeno coscienza, nonostante avesse già avuto un malore per la sua obesità (era anche semi paralizzato) è stato tenuto in carcere e alla fine c'è morto.

Troppo sgraziato per la nostra compassione forse, troppa disarmonia tra un corpo un po' repellente e un cervello così piccolo che stonava in quell'obesità.

Non sappiamo com'era il suo animo, il suo sentire, i giornali non lo dicono, non sappiamo i suoi piccoli pensieri e i suoi grandi sentimenti. Avrà avuto pensieri da bambino di tre anni, ma sentimenti di 187 chili e sono stati ignorati e offesi e lasciati morire.


Primo scritto del 2011: dedicato ai molti colpevoli a piede libero e agli strenui difensori della vita dal concepimento a oltre la morte cerebrale: qualcuno è vivo, vivo davvero. Perché non ve ne accorgete?




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film