Internet, nuove tecnologie Varie  -  Marco Faccioli  -  29/01/2022

C'ERA UNA VOLTA IL CODICE - "DC Legal Show: quando si vuol fare le americane, ma si è nate in Italì"

Il mondo del diritto, che di certo non brilla (almeno alle nostre latitudini) per essere “cool”, “trendy”, “fashion” o comunque effervescente, ha ricevuto un'inaspettata botta di vita la scorsa settimana a opera di due diversamente sobrie avvocate del Foro di Torino che, posato il codice e impugnato l'i-Phone, han deciso di dare una svolta dinamica alla loro quotidianità. E così, partendo dalla città più composta e austera del Paese, le due hanno lanciato su Instagram la loro pagina “DC Legal Show” dove, in un tripudio di borse Prada, aperitivi con vista Mole, saune relax e via dicendo, hanno mostrato urbi et orbi la quotidianità della loro vita. Influencer del diritto per farla breve, anche se di prescrizioni, leggi, condanne e assoluzioni, poco o nulla si parla nel loro profilo. La pagina del DC Legal (DC sono le iniziali dei cognomi delle due protagoniste) si presenta come segue: “1 Città magica (Torino), 2 avvocatesse, la loro vita, il mondo legale. Lo show legale diventerà realtà”. Le atmosfere e gli intenti richiamano molto quelle dei serial TV ambientati nel mondo della professione forense a stelle e strisce, in particolare quelle di Suits, il legal drama creato da Aaron Korsh che, sul cavo “USA Network”, racconta le gesta di Harvey Specter, (ovviamente) uno dei più importanti avvocati (ovviamente) di New York, (ovviamente) cinico e (ovviamente) spietato, con la passione (ovviamente) per gli abiti sartoriali e (ovviamente) per la vita mondana ...senza dimenticare che, con i suoi trucchetti spregiudicati riesce sempre (ovviamente) a far fessi tutti gli altri. Inutile dire che, tornando al nostro caso, complice il chiacchiericcio e le battutine varie tra gli addetti, la curiosità, il voyeurismo che sempre nasce in simili casi ...e via cliccando, la pagina oggi conta più di 14mila followers, anche se il progetto ha già iniziato, per le ragioni che a breve vedremo, a perdere qualche pezzo ...o meglio, visto che i pezzi erano due, a perderne uno, poiché una delle due avvocatesse, complici le polemiche, ha abbandonato la barca appena dopo il varo. Ma esattamente di quali polemiche stiamo parlando? Iniziamo con il dire che questa insolita iniziativa ha sin da subito catturato l'attenzione del locale ordine professionale che, dopo aver valutato l'opportunità di una pagina social di tal fatta, ha convocato le due interessate per un chiarimento sul punto. Pare che non sia stato preso provvedimento disciplinare alcuno, infatti la pagina Instagram non è stata cancellata e tuttora continua con la sola fondatrice superstite. In ogni caso, al di là dei risvolti moralisteggianti e boccacceschi della vicenda, resta il solito trito e ritrito tema di fondo che alla fine riguarda un po' tutti: dov’è il confine tra libertà personale e decoro? Appartenere a un ordine professionale limita il nostro diritto a costruirci un’identità o un’immagine personale? E' persino inutile dire che, come spirito dei tempi, il pubblico e i colleghi si sono letteralmente spaccati in due: da una parte coloro che ritengono l'iniziativa meritevole di attenzione e di plauso (“brave! Avete fatto bene, la felicità non deve mai essere un delitto”, “Finalmente una ventata di freschezza nella professione” ...e altre amenità del genere), dall'altra coloro che sottolineano la poca opportunità di un simile mettersi in mostra (con commenti dello stesso genere di quelli di prima, ma di senso inverso). Le protagoniste, ovviamente si sono difese così come ci si difende oggi da qualsiasi genere di accusa e/o polemica nata in seno ai social media, ovvero: “ehhhhh! E che sarà mai?”

Comunque un risultato le due intraprendenti avvocate lo hanno già ottenuto, sebbene non in linea con quelle che potevano essere le loro aspettative, ovvero che lo studio presso cui lavorano ha per il momento tolto il loro nome dal proprio sito ufficiale. Per chi pensasse che sia stata un'iniziativa eccessiva, rispondiamo allo stesso modo: “ehhhhh! E che sarà mai?”






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