Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  23/05/2023

Una vita difficile e un figlio affidato ai servizi sociali

CHI È LA RAGAZZA CHE HA TENTATO DI RAPIRE UN BAMBINO IN PIAZZA GAE AULENTI

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Il papà del piccolo l'ha fermata mentre si allontanava con il bambino in braccio, lei ha prima detto che stavano giocando poi lo ha insultato quando ha visto i carabinieri. Cronaca di un pomeriggio di paura per due genitori nel centro di Milano

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- Durata poco più di cinque secondi ed estesa una decina di metri, la scena si è risolta in fretta e senza danni. Il tempo occorso a una ragazza 21enne di prendere in braccio un bimbo di due, distraendolo dai giochi con il fratellino di sette e l'amichetto di otto, e lo spazio in cui il 41enne papà del piccolo - dopo aver rincorso la signorina - l'ha raggiunta e apostrofata con un "Che stai facendo? Lascialo!". Al che la giovane ha adagiato il bambino a terra mormorando un imbarazzato "Stavamo giocando", salvo poi mutare tono e umore alla vista dei carabinieri in un crescendo di frasi aggressive: "Tu non mi fai paura! Tanto lo so dove abiti! Non mi interessa di tuo figlio, tanto io ne ho uno mio". Così, mentre le due madri uscivano affannate dalla gelateria e correvano a riabbracciare i figli, la 21enne e l'amica che l'accompagnava venivano identificate dai carabinieri del Radiomobile.

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Toccherà alla prima una denuncia per sequestro di persona anche se, dopo i primi accertamenti, appare subito complicato procedere penalmente: la ragazza ha conclamati e certificati disturbi psichici, la storia che ha urlato risulta vera, il figlio suo esiste e le è stato sottratto da tempo e affidato ai servizi sociali, vista la sua incapacità nel curarsene. Che sia questo l'innesco per le sue turbe è più che probabile ma sostenere la sua punibilità per quell'accenno di ratto del bimbo appare già tecnicamente difficile. E di nulla, o poco più, parleremmo - se non dei cinque secondi di uno spavento vigile per un papà e della notte di angoscia successiva per entrambi i genitori - se gli immancabili smartphone non avessero ripreso l'arrivo dei carabinieri e il successivo accenno di gazzarra, se lo scenario non fosse la centralissima piazza Gae Aulenti, stretta tra le sinusoidi delle torri di vetro e degli auditorium in legno con annesso giardino di design.

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E se i video non fossero rimbalzati tra le pagine social con codazzo di commenti sommari e suggerimenti medievali per la pena del contrappasso da applicare alla "zingara". Che poi non è né rom né sinti: nata in Italia, origini marocchine, casa tra quei palazzoni popolari del quartiere San Siro dove la concentrazione di immigrati e italiani di seconda generazione è altissima e ha gemmato, tra le altre cose, una delle piazze di spaccio più frequentate dai tossici della città e una delle scene di trap a più alto gradimento e gradazione criminale, con faide lanciate con le rime e risolte talvolta a pistolettate. Contesto assai difficile in cui crescere, dove il contrasto alla criminalità è un passo avanti al risanamento. E dove chi è fragile può perdersi facilmente, e trovarsi a inseguire i fantasmi dei bimbi altrui. Per cinque secondi e dieci metri, per fortuna.

 




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