Biodiritto, bioetica  -  Redazione P&D  -  15/09/2023

Tetraplegico dopo tuffo fatale, un 40enne di Termoli va a morire in Svizzera

NELL’ADDIO SCRIVE: “AMO LA VITA”

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Vent’anni fa, un lancio che gli danneggiò irrimediabilmente la colonna vertebrale. L’uomo ha comunicato in un post sui social la sua scelta e le ragioni che l'hanno spinto al fine vita assistito

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Tetraplegico da 20 anni, in seguito a un tuffo dal trabucco della cittadina molisana che gli danneggiò irrimediabilmente la colonna vertebrale, ha comunicato la sua scelta e le ragioni che l'hanno spinto al fine vita medicalmente assistito in un lungo post sui social che, oltre a essere il suo saluto agli amici e alla cittadinanza, è anche una sorta di testamento morale.

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«Per ironia della sorte il mio ultimo viaggio mi porta a morire lì dove sono nato: Zurigo 16 luglio 1983, 15 settembre 2023», ha scritto Davide alle 11 di oggi, lo stesso giorno in cui è in programma il suicidio assistito nella città svizzera in cui è nato esattamente 40 anni fa.

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«Non piangete perché vi ho lasciati, sorridete poiché mi avete conosciuto e vissuto. Sto per affrontare il mio ultimo viaggio. Forse dopo la tua morte sarai ciò che eri prima della tua nascita. Forse solo assenza di esistenza, o forse un'altra grande avventura - scrive Davide Macciocco - Vado via in totale serenità e sognando. Ciao, ciao».

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La vita di Davide Macciocco, come lui stesso racconta, è cambiata per sempre domenica 5 luglio 2003 quando, dopo una serata in discoteca con la ragazza e gli amici, decise di fare il classico bagno all'alba al molo vecchio di Termoli con un tuffo dal trabucco.

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«Mi tuffai di testa da un'altezza di circa sei metri. L'acqua quella mattina era alta più o meno un metro e mezzo. L'ultimo ricordo che ho di quel giorno è che dissi a Marianna che non mi sentivo più le braccia e le gambe».

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Tetraplegia completa dovuta alla lesione midollare C4-C5 la diagnosi, per la quale ha subìto lunghi periodi di ricovero. «Ho continuato a fare fisioterapia per 20 anni, mi resi conto che di punto in bianco ero paralizzato dal collo in giù, su una sedia a rotelle senza muovere né braccia né gambe e neanche un dito ma, in questi anni non sono stato con le mani in mano - continua il racconto di Davide, diventato agente sportivo, che sottolinea anche come i suoi datori di lavoro siano gli "unici che ho dovuto avvisare di questa decisione perché mi avevano inserito in un nuovo progetto, e questo dovrebbe farvi comprendere anche la mia totale serenità e lucidità».

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Il 40enne infatti rivela di non aver detto a nessuno della sua decisione e che sottoporsi al suicidio assistito a settembre «non è stato casuale perché Termoli comunque è una cittadina di 35mila abitanti e d'estate se ne sarebbe parlato. Quindi per non turbare nessuno, ho cercato di resistere quanto più potevo».

 




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