-  Tarantino Gianluca  -  02/11/2014

STEFANO CUCCHI: NESSUN COLPEVOLE, TROPPI DUBBI - Gianluca TARANTINO

Il treno partiva alle 13.17. Da Bari a Roma, in poco più di quattro ore: a Roma Termini alle 17.20. A conclusione di due giorni movimentati, con arrivo il giorno prima in albergo intorno alla mezzanotte, e poi la mattina presto in tribunale per discutere un ricorso d"urgenza. Quattro ore di treno passano in fretta: un po" si legge, un po" si dorme, un po" si guarda il panorama e si scopre quanto è bella la Puglia; un po" si smanetta con lo smartphone: si scrive qualche e-mail, si aggiorna la propria pagina su facebook e si vedono quelle degli altri. E così, tra una foto di qualche bambino vestito da mostro o fantasma (oggi è, o meglio, sarebbe, Halloween), tra un "tizio è fidanzato di caia" e qualche vignetta divertente, vedo un po" velocemente una notizia: "Processo Cucchi: tutti assolti". No aspetta, che tizio si è innamorato di giovanna lo vedo dopo, fammi tornare indietro, indietro indietro. Si, avevo letto bene. Tutti assolti per la morte di Stefano Cucchi. Nessun colpevole, né i poliziotti, né i medici.  Faccio allora mente locale: sì, Stefano Cucchi, quel ragazzo che, in circostanze ancora da chiarire, dopo essere stato fermato a Roma perché in possesso di 30 grammi di una sostanza stupefacente e dopo la convalida del suo arresto, si ritrova in ospedale, e pochi giorni dopo muore. Non so poi molto altro della vicenda, ma ricordo bene quelle foto – nessuno ha mai affermato fossero false – di Stefano morto, con molti lividi e varie escoriazioni sul corpo.

Qualcosa non mi torna: perché quei lividi, quei segni di violenza presenti sul suo corpo? Ma altre cose non mi tornano: Stefano stava bene quando è stato arrestato. Ma allora perché è morto? Cosa è successo? Come si è provocato quei segni? Forse un"idea ce l"ho, forse qualcuno l"ha picchiato. Ma dove? In ospedale? In carcere? In caserma? Possibile, anzi probabile, anzi quasi certo. Ma nessuno sa nulla. Né i medici che avrebbero dovuto aiutarlo. Né i poliziotti che, principalmente, avrebbero dovuto garantire la sua incolumità. So però altre cose, che comunque non mi sono piaciute: non mi è piaciuto il clima di ostilità nei confronti di Stefano, nei media spesso dipinto come "giovane tossicodipendente" (mentre non lo era); non mi sono piaciuti certi politici, che hanno affermato che Stefano è morto perché la droga fa male; non mi è piaciuto il dito medio alzato, dagli imputati, alla lettura del dispositivo della sentenza di primo grado, neanche fossimo a ricreazione in una scuola media; non mi è piaciuta la manifestazione di uno pseudo sindacato (il sindacato è una cosa seria) a difesa di altri poliziotti coinvolti in una vicenda per certi versi simile a quella di Stefano, ed ovviamente richiamata anche in quella occasione: dimenticando che quella donna ha subito il dolore più grande, più forte e distruttivo che un essere umano possa subire, ossia la perdita del proprio figlio, e solo per quello merita rispetto, vicinanza, affetto. Non mi sono piaciute le strumentalizzazioni, quel cercare sempre la polemica nei confronti della polizia, come non mi sono piaciute le migliaia di "ACAB" scritte un po" dappertutto dopo la morte di Stefano.

Soprattutto, non mi è piaciuta la mancanza di coraggio dei giudici nel cercare la verità e, contestualmente, nel negare l"evidenza – i lividi, le botte, le percosse, quel corpo martoriato, quei tatuaggi di morte sulla schiena, sul viso, sulle braccia – sotto gli occhi di tutti.

Ci sono momenti in cui capisci che lo Stato ed i cittadini sono cose completamente diverse, sebbene ci abbiano insegnato, sin dalle prime lezioni di diritto pubblico all"università, che i cittadini costituiscono lo Stato. Ed al tempo stesso ripensi a quando tutte le mattine, in tribunale, leggi che la giustizia è amministrata in nome del popolo; e poi pensi a Fulvio Croce, alla sua morte per la difesa di quello Stato che altri volevano distruggere, e che lui, in forza di un codice di procedura penale un po"bizzarro, era chiamato comunque  a difendere.

Ecco, nel processo Cucchi, qualcosa non ha funzionato. La giustizia non è stata amministrata in nome del popolo. Perché il popolo ha diritto di sapere, ha diritto di conoscere l"origine di quei segni che hanno sfigurato il viso di Stefano e l"anima dei suoi familiari. Perché il popolo, i cittadini, dopo oggi pomeriggio, hanno tanti, tanti, tanti dubbi.

L"unica certezza è che Stefano è morto. Forse, oggi, un"altra volta.




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