COSA VUOL DIRE?
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Significa che vengono oggi usate - accanto alle locuzioni classiche, sia sostanziali sia processuali, le quali conservano una loro imprescindibilità - una serie di altre espressioni: parole e formule che, di fatto, si ritrovano sempre più spesso nei decreti giurisprudenziali, nelle opere dottrinarie, talora anche in alcuni contesti amministrativistici, di legislazione regionale.
Sono termini deputati a esprimere, quasi sempre, la necessità che si presti attenzione - in ogni scelta affidata al GT o all’AdS – ai motivi della serenità e del benessere psicologico, rispetto al beneficiario.
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Già oggi, nell’ordito degli articoli dal 404 al 413 cod.civ., spiccano espressioni come ‘’esigenze’’, ‘’cura’’, ‘’sentire personalmente’’, ‘’servizi sociali e sanitari’’, ‘’bisogni’’, ‘’vita quotidiana’’, ‘’aspirazioni’’, ‘’richieste’’, ‘’piena tutela’’.
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Altre parole, che si candidano a entrare nel futuro lessicale dell’istituto, sono ad esempio benessere, soddisfazione, empatia, ascolto, inadeguatezza (destinata sempre più a sostituire il vocabolo “capacità”), desideri, quotidianità, relazioni sociali, creatività, realizzazione, beneficialità, resilienza, e così via.
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Una necessità - avvertita da più parti - è poi quella della modifica per i programmi scolastici relativi agli impegni, alle professionalità, alle competenze relative al settore dell’AdS.
Ciò con particolare riguardo ai piani di studio delle Facoltà di Giurisprudenza, di Scienze della formazione, di Psicologia e Pedagogia, ai corsi riservati ai magistrati, agli amministratori pubblici, agli assistenti sociali, agli infermieri, ai medici.