L’idea non gli era venuta subito, all’inizio aveva pensato solo che faceva caldo, quel giorno, che aveva qualche ora libera nel pomeriggio. Il ponte della Becca era sempre lì ad aspettarlo; la spiaggia subito dopo la confluenza, una volta che l’aveva raggiunta, grazie alla sgroppata con la bicicletta, si presentava abbastanza vuota, pochi bagnanti, nessun turista.
La massa d’acqua, metà azzurrina metà giallo-ocra, frutto dell’unione fra Po e Ticino - duecento metri più a nord - appariva tranquilla e maestosa: la riva sinistra del fiume in quel punto, dopo il ponte, era insieme lontana e vicina.
Una volta entrato in acqua, visto che la temperatura si manteneva dolce e che la corrente non sembrava terribile, gli verrà un assurdo impeto di coraggio, di eroismo. E, quasi senza riflettere, prenderà la decisione: visto che si sentiva bene, che i nervi funzionavano, ecco la sfida, perché non cambiare programma, perché non cogliere l’occasione, finalmente, perché non tentare la traversata, fino all’altra riva?
Era giovane, muscoloso …
Qualche metro a rana così, tutto poi era cambiato in lui.
L’acqua subito più fredda e più terrosa, un primo dubbio sulle sue forze, poi un secondo lampo più insinuante, funesto. Quella riva opposta che non si avvicinava, poi improvviso in lui il groppo della paura, anzi il panico sottile, minaccioso. La morte imminente, lui trascinato dai gorghi, il silenzio di quelle migliaia di metri cubi liquidi, inesorabili, come il Mississippi.
La certezza di annegare, ben presto, il vedersi di colpo in mezzo all’oceano, che fare allora. La decisione di cambiare, intanto, di mettersi a nuotare sul dorso, piano allora, respirando ritmicamente, calmo, rilassato se possibile. Una mezza preghiera, imporsi di fare tutto assennatamente, come al rallentatore. Stando attento a non bere, cercando di non farsi sopraffare dal freddo, misterioso, di non cadere vittima dei crampi.
Un movimento dopo l’altro, dolcemente, orientalmente, ingannando il cupo presagio, fingendo un pensiero e un cuore diverso, dominando il senso di irrealtà.
Stai tornando, c’è ancora parecchio, stai andando meglio, anzi bene, hai preso la strada giusta, era la cosa migliore da decidere, ce la stai facendo forse, hai deciso appena in tempo.
Dieci metri, otto, cinque, ormai sei quasi in porto, tre metri. Ecco che tocchi il fondo argilloso del fiume, niente più corrente ormai, le mani sulla sabbiolina - ti sei salvato.