Giappone, novecento anni fa: un samurai viene trovato morto nel bosco; nel processo che ha luogo, un mese dopo, emergerà più di un'ipotesi circa lo svolgersi degli avvenimenti.
L'antefatto non è in discussione. Estate, primo pomeriggio, Tajomaru il famoso brigante sonnecchia, riverso sotto un albero: lungo il sentiero avanza un cavallo, tirato da un samurai (Takehiro); sulla sella la moglie del guerriero (Masako). Un venticello scosta il velo dal viso della donna: svegliato dalla brezza Tajomaru apre gli occhi; contemplare i tratti di lei e sentirsi rapito nei sensi è un tutt'uno.
In un attimo la trappola è tesa: il bandito raggiunge di corsa la coppia. All'inizio il samurai lo scruta diffidente, Tajomaru gli mostra però la propria spada, lucente, spiegando di averla trovata nella foresta; dove sono nascosti, dice, altri tesori. L'avidità ha presto il sopravvento: non appena il bandito si avventa su per l'erta, il samurai gli si infila appresso. Poco dopo i due uomini giungono a una radura; ecco Tajomaru scagliarsi qui su Takehiro, repentinamente, il samurai finirà presto sopraffatto.
Di nuovo il bandito sul sentiero, concitato annuncia che il samurai è stato morso da un serpente; Masako reagisce con un moto di panico. Corsa tra gli alberi, urlando: all'arrivo, appena il tempo di scoprire il marito in ginocchio, polsi dietro la schiena; era una bugia, Tajomaru le è già addosso, sotto gli occhi del marito si compie la violenza.