Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  07/04/2025

Storia di amore e di follia - Luigina Bima

Afoso pomeriggio estivo in una cittadina piemontese.

Francesca telefona a Laura, la sua amministratrice di sostegno volontaria, piangendo disperata per dirle che fra poco berrà un bicchiere d'acqua in cui ha fatto sciogliere 50 compresse di un medicinale  che assume tutti i giorni. Il dialogo si anima: Laura tenta di dissuaderla, la sgrida, la ricatta, la compatisce, la incoraggia, le ricorda le persone care: per Francesca in questo momento non contano nulla....

“E' proprio un bel bicchiere! Tutto bianco, sembra latte...”

“Versalo nel lavandino, ti prego, ti supplico!!”

“Eh no, non voglio sprecare....adesso lo bevo....è mica cattivo!”

“E adesso che fai?”  “Mi corico. Ciao. Era neanche cattivo, sembrava latte...” poi nessuno risponde più al telefono.

In casa 38°, sono le 13,45, non c'è un filo d'aria. Laura pensa di soffocare, nodo alla gola, batticuore sempre più forte,  un mattone sullo stomaco. Che fare? Lo sa che Francesca  ha già fatto altre volte gesti simili,  sa anche che tante volte ha minacciato di farlo e non lo ha fatto.

Oggi quale sarà la verità?

Francesca è sola in casa, la porta sicuramente è chiusa, come al solito. Passano tre minuti di agitazione profonda, poi Laura chiama il 112, poi le passano il 118 (emergenza sanitaria), poi i Carabinieri. A tutti deve ripetere la situazione che lei conosce e il timore di un gesto anticonservativo, di cui non può essere sicura.

Tutto si mette in moto con grande concitazione: quinto piano, non c'è nome sul campanello, porta chiusa dal di dentro, nessuno ha le chiavi....i Vigili del Fuoco salgono dall'esterno, raggiungono il balcone di questo terribile quinto piano con la loro scala allungabile, che fa paura a guardarla, scala che potrebbe raggiungere il paradiso, invece vuole semplicemente raggiungere la disperazione fatta persona.

Entrano gli operatori sanitari con i Carabinieri, Francesca è sul letto, non è più cosciente.

Laura è sempre all'altro capo del telefono, le chiedono notizie, in sottofondo si sente qualcuno che sollecita: “Forza andiamo, se no qui la perdiamo...”

Altro tuffo al cuore per Laura: le lacrime vengono fuori da sole,  senza controllo. Fisicamente ci sono 5 Km. di distanza, ma a Laura pare di essere veramente lì, davanti ai suoi occhi si dipana tutta la scena: sarà mica un film? Oppure sta sognando...intanto le lacrime continuano copiose a solcare il suo viso.

Francesca, fissata sulla barella, viene portata giù a piedi dal 5° piano dagli operatori, perchè sull'ascensore non ci sta una barella.

I Carabinieri regolano il traffico di quella grande strada, per permettere ai Vigili del Fuoco di ritirare la loro scala e all'ambulanza di essere più vicina possibile, in modo da partire al più presto a sirene spiegate.

Francesca prosegue la sua corsa verso il più vicino ospedale, mentre la morsa di disperazione che si era impossessata di lei ormai si è spenta...

Perchè questa angoscia che ti fa pensare che è meglio morire piuttosto che reggere ancora un momento?!

Qualche giorno prima,  suo marito Matteo di 83 anni, si è arrabbiato, ha spaccato un po' di cose in casa e l'ha picchiata. Lei ha chiamato i Carabinieri, perchè ha avuto paura per la sua vita. I Carabinieri lo hanno allontanato da casa e lo hanno affidato ai Servizi Sociali che hanno provveduto a ricoverarlo in una struttura per anziani in una località fuori città.

La loro è stata una grande storia di amore e di follia.

Lui, Matteo, di qualche anno più vecchio di lei, che di anni ne ha 78, è una persona instabile, con dei trascorsi un po' avventurosi e non troppo edificanti: ripetuti arresti, poi ritorni a casa, tradimenti, furti... anche per fare dei regali a lei....Ha dei parenti, ma non tiene legami con nessuno... solo con Francesca. Lei lo tiene in pugno, lo comanda, lo guida a bacchetta. E lui solitamente ci sta, ma per uscire qualche volta da questa “gabbia di compressione”, deve esplodere, andare fuori controllo. Allora spacca, tira coltelli, e se può picchia la moglie.

A seguito di questi momenti, in genere Matteo se ne va di casa; allora dopo qualche ora,  Francesca lo va a cercare nei posti che già lei conosce; infatti lo trova sempre: nelle stazioni, su qualche panchina presso giardini pubblici, nei pronto soccorso dei vari ospedali della provincia. A quel punto in Matteo è già sbollita la rabbia, e prevale il disagio di essere fuori casa, senza mangiare, senza un posto per dormire o per farsi la doccia. Così accetta l'invito di Francesca  e torna a casa con lei.

Francesca ha pure un figlio, Gianni, ora cinquantenne, nato dal  precedente matrimonio, che vive nella stessa città della madre. Tra loro due il rapporto è difficile, perchè lui ricorda quando la madre ha iniziato la relazione con Matteo, a scapito del marito e del figlio stesso. Riferisce di aver vissuto l'abbandono da parte della madre e in lui è presente ancora tanta rabbia, nonostante siano passati molti anni. Il suo rapporto con la madre non è assolutamente sereno, anche se tra i due ci sono frequenti telefonate, ma Gianni non è disponibile ad offrirle  un aiuto e un sostegno anche affettivo.

Due mesi dopo quel tragico pomeriggio, Francesca sta ancora male, tanto male. Spiega a Laura che la sua è una malattia dentro, nel cuore e che non passa. Non riesce a tollerare che qualcuno sia sgarbato con lei o che le rinfacci le sue colpe passate. Francesca infatti, in un passato recente, ha giocato d'azzardo e vi ha consumato tutto il ricco patrimonio della sua famiglia. In questi giorni è stato da lei Gianni, suo figlio che, molto arrabbiato, le ha rinfacciato i suoi difetti e le sue colpe; lei non ha saputo difendersi, ha solo pianto...Parlando con Laura, ha dato sfogo a tutta la sua amarezza e disperazione. Laura ha cercato di farle comprendere che la cosa importante è che lei è riuscita a dare una svolta alla sua vita, quindi                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             ci può essere un futuro anche per lei, un futuro nuovo, una  vita nuova.

“Possibile che io non possa fare qualcosa di buono per qualcuno? Vorrei aiutare qualche persona a fare una passeggiata, ad andare a fare la spesa: così mi sentirei utile, saprei che la mia vita ha uno scopo, serve a qualcuno...tanto la mia ferita è sempre dentro il mio cuore....tu mi capisci, vero?”

Questi due mesi sono stati terribili per Francesca.

Al risveglio dal coma, l'idea di essere sola e di rientrare in quella casa dove aveva vissuto tanti anni con suo marito, è impossibile da reggere. Oltretutto anche dal punto di vista economico-pratico le cose si fanno difficili: Matteo la sua pensione l'ha portata con sé, gli serve a pagare la retta. Così Francesca non ha nessuna entrata, è vero possiede la casa e due soldi in banca, ma se non entra nulla, nel giro di poco tempo, tutto si esaurisce... lei pur nella sua disperazione, è consapevole di questo.

Dimessa dalla rianimazione dopo pochi giorni, passa in psichiatria dove non viene dato particolare rilievo alla sua situazione, sicuramente giudicata non di competenza della psichiatria. Poi le viene concesso un mese di soggiorno in una RSA per “convalescenza”. In questa situazione, riprende le sue forze e torna combattiva...ma cambia umore e cambia parere ogni poche ore in merito al suo futuro.

In certi momenti prevale la tristezza per il lutto per lui che non è più vicino a lei, subito dopo la rabbia e l'odio verso di lui. Un momento butta tutti gli indumenti di lui in garage, il giorno dopo li riporta tutti in casa e li rimette a posto, perchè lui “tornerà di sicuro” e deve trovare tutto a posto, perchè quella “è sempre anche casa sua”.

Un giorno decide di farsi fare un tatuaggio: “M” come Matteo con una freccia che significa “amore”, subito dopo fa aggiungere una freccia contraria che significa “morte”...dopo qualche giorno toglie, graffiandosi con le unghie, la freccia “amore” e rimane solo l'altra...Laura vede che il braccio è tutto infiammato dove c'è la freccia tatuata che ha messo, poi ha tolto e poi, chissà...

Ma lui dov'è? Francesca non lo deve sapere, perchè lui non vuole vederla per nessun motivo. Questa decisione è riferita ed avvallata dai Servizi Sociali.

Un giorno Francesca decide di andare dai Carabinieri a chiedere dov'è suo marito e loro glielo dicono senza indugio. Avuta la notizia,  parte in taxi e va presso la struttura che ospita Matteo per prenderlo e riportarlo a casa. Lui reagisce male a questa improvvisa comparsa, interviene il personale e lo porta in un altro locale. Lei alza la voce e anche le mani su una operatrice lì presente. Vengono chiamati i Carabinieri del paese per dare conferma a questo “divieto” per Francesca di avvicinarsi al marito.

Anche Laura è allibita da questo “divieto”: chi lo ha deciso? chi lo ha comunicato a Francesca? In fin dei conti è lei la parte lesa, è lei che è stata picchiata da suo marito...nessun giudice ha stabilito una cosa del genere...

Eppure in questa situazione sembra che lui sia la vittima e lei la strega cattiva....

Dopo questo incontro, o meglio scontro, Francesca comincia ad elaborare dei pensieri, mescolando suoi ricordi passati, le sue speranze, i suoi vissuti persecutori. Pensa che Matteo sia trattenuto lì contro la sua volontà, lo vede sporco, con i capelli lunghi, la barba lunga...in altri momenti è arrabbiata perchè Matteo non l'ha difesa davanti al personale. Lei si aspettava che lui dicesse:” Lei è mia moglie, io voglio parlare con lei”; ma lui questo non lo ha detto, anzi tutto il contrario.

Intanto Francesca sta sempre male; spariti tutti intorno a lei, Laura è diventata il suo unico mondo, il punto di riferimento costante. Francesca pensa ad alta voce e in ogni momento sente il  bisogno di comunicare a Laura i suoi pensieri, la sua rabbia, le sue paure e Laura c'è sempre. Si arriva a 46 telefonate in un giorno...e la cosa per Laura si fa pesante: anche per lei Francesca diventa un pensiero fisso e ad ogni squillo di telefono prova una sensazione di allarme per ciò che può succedere o può essere successo.

Un pomeriggio Francesca telefona a Laura con voce decisamente alterata, riferisce di aver bevuto tante birre da essere ubriaca e non intende smettere di bere. E' assolutamente confusa, più tardi un'operatrice della struttura che l'aveva ospitata va a prenderla nel locale dove si trova  e la porta a casa.

Durante il giorno Francesca non sa cosa fare, non riesce a stare a casa da sola e se esce non sa dove andare, cosa fare; prima uscivano sempre insieme, lei e Matteo, facevano una passeggiata sul viale tenendosi per mano. Questa nuova dimensione di solitudine non può stare nella testa di Francesca.

Ogni mattina Francesca si sveglia piangendo, notti di incubi, sente suo marito vicino a lei, ma qualche volta lo sente “cattivo”, una notte l'ha punzecchiata a lungo con un punteruolo, un'altra notte secondo lei, Matteo ha mandato qualcuno a picchiarla: infatti ha un occhio tumefatto e espone la sua immagine di profilo su wats-app. “Sono incazzata contro tutti, contro tutto il mondo! Non sopporto più nessuno: né mio marito, né mio figlio, mia nuora, mio nipote, l'assistente sociale”  “Eppure, sei una combattente: devi trovare la forza dentro di te!” “No, io sono vuota, non c'è più niente dentro di me...”   

L'incontro con il figlio e il nipote, il giorno dopo il compleanno,  è segnato per Francesca co me un giorno tragico: si trova sola sul banco degli imputati, “come al processo di Norimberga” e lei questo non lo regge più. Francesca riconosce i suoi errori passati, le pesano tanto, sono il suo macigno nel cuore, ma non regge più che le persone a lei più care continuino a processarla e a condannarla: la condanna ce l'ha già lei dentro di sé ed è una morsa continua nel cuore.    

Un mattino presto, dopo una notte di incubi, telefona a Laura per dire che ha deciso di ricoverarsi in struttura. E' talmente decisa, che non ammette repliche. Contatta direttamente la struttura, la direttrice dice che può accoglierla, perchè ha un posto  libero.  Anche Laura contatta subito la struttura e dichiara di essere d'accordo sul ricovero, perchè Francesca a casa da sola sta troppo male, è in balia dei suoi pensieri e della sua disperazione  che possono indurre in lei gesti pericolosi a sé e agli altri. A volte dichiara di volersi buttare dal 5° piano, a volte dice di voler dare fuoco alla casa (condominio di 12 alloggi), altre volte dice che ci sono tanti modi per togliersi la vita, non solo quello di avvelenarsi, e che lei saprebbe come fare......Laura sa che quest'ultimo tentativo anticonservativo non è stato l'unico. 

Francesca la mattina stessa entra nella struttura, un'operatrice viene a prenderla a casa, dal momento che Laura è impossibilitata ad intervenire per problemi suoi familiari.

In struttura Francesca si sente al sicuro, sa che il personale è molto disponibile nei suoi confronti, lei per diversi giorni dorme e piange. Telefona solo più una volta al giorno a Laura e il suo tono è tranquillo. 

Rimane però un grosso problema: a casa è rimasto un gatto, che da ben 7 anni fa parte della famiglia. Laura sollecita Francesca a trovare lei una sistemazione al gatto, cercando tra i suoi conoscenti amici degli animali.

Nel pomeriggio concordato, subito dopo l'ingresso in struttura, Laura accompagna Francesca a casa, per attendere l'amico Edoardo che fa parte di un gruppo che si occupa di gatti: gatti randagi, gatti da dare in adozione, gatti da curare, da vaccinare...

Quando arriva Edoardo con la sua gabbietta, Francesca diventa triste: un'altra separazione, un altro lutto; nuovi pianti, ancora lacrime, un abbraccio lungo lungo al suo Fufi, prima di lasciarlo andare. Il gatto, forse presagendo ciò che l'attendeva, si è difeso in tutti  i modi, passeggiando sopra tutti gli armadi di casa, dove non poteva essere raggiunto.  Alla fine, con un inganno, è stato fatto scendere ed è stato “catturato”....dietro le sbarre della sua piccola prigione, Fufi guarda la sua padrona con sguardo languido, sembra che le voglia dire: “Perchè mi fai questo?” Francesca la sente pesante questa decisione, significa scegliere veramente di lasciare la sua casa e la partenza del gatto costituisce  un punto di non ritorno.

A quasi un mese dall'ingresso in struttura, Francesca sembra aver trovato un po' di pace; la sua voce ora è tranquilla, anche se nel suo cuore c'è tanta amarezza. Dice che per finire così, la sua vita e gli anni che ha dedicato a Matteo sono stati inutili....lei gli ha proprio voluto bene. Per lui ha messo in secondo piano il rapporto con il figlio, che non ha mai condiviso questa relazione, e il nipote.   Fortunatamente la struttura offre a Francesca un ambiente molto accogliente e favorevole: lei ha un forte bisogno di relazionarsi con gli altri e lì , con il personale, con i parenti degli ospiti e con gli ospiti stessi, riesce a soddisfare questo suo bisogno. Inoltre, le sue capacità, la sua intelligenza la pongono ad un livello nettamente superiore rispetto agli altri ospiti, generalmente in situazione di non autosufficienza; a volte Francesca pare vestire i panni del personale di assistenza e questo le offre molta gratificazione. 

Rimane la situazione economica molto difficile, per cui è costretta – e anche in tempi brevi – a vendere la casa per pagarsi la retta.

Anche ora Laura sarà sempre al suo fianco.                                       




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film


Articoli correlati