Letteratura  -  Redazione P&D  -  25/07/2024

La canna della bicicletta - P.C.

Anche perché era zoppo e aveva già i suoi anni, ma soprattutto perché la figlia Franca mi voleva bene, il ragioner   Marsino non era scontento che ogni tanto usassi la sua bicicletta. Una vecchia Bianchi nera ben conservata e con le ruote grosse, che teneva di solito in cantina. Sapeva che me ne servivo per portare Franca sulla canna, da qualche parte, anche fuori città e contava sul fatto che guidassi sempre giudiziosamente.

Sapeva anche che era proibito girare così, secondo il codice della strada, i vigili urbani però erano notoriamente pochi e di solito avevano cose più importanti da fare.

 Si impara presto a non sbilanciarsi troppo, a non cascare, quando si pedala in queste condizioni. Certo anche il passeggero deve collaborare, tenersi forte al manubrio, non fare mosse brusche. L’unico momento veramente delicato sono le curve.

Un risvolto non secondario – Franca pesava cinquanta chili - è che dopo aver fatto così una buona dose di chilometri, alcuni magari in salita, come guidatore sei bell’e che pronto per correre al  Tour de France.

Quanto al percorso, andavamo un po’ dappertutto, io e Franca, spesso a cercare un po’ di solitudine, di intimità. Potendo evitavamo le macchine. Una buona soluzione erano le stradicciole che costeggiavano le rogge della campagna intorno alla città.  Un’altra i sentierini di terra battuta sopra gli argini del Ticino.  Qualche volta era divertente girare per le piazze e strade   urbane, magari di notte, col faro acceso.

Una meta notevole erano i cespugli di biancospino che circondavano la spiaggia a destra del grande fiume. Qualche volta cercavamo   posti lontani dalla vista di tutti, con folti arbusti intorno, dove poter fare le nostre cose.

Quand’ero proprio in forze ci spingevamo a sud, al ‘’Bosco Negri’’, una riserva naturale incontaminata, dalla vegetazione millenaria: l’ingresso era proibito, formalmente, io però conoscevo un buco nella rete di ferro verde, lungo il canale che costeggiava il parco, da cui si riusciva a entrare.

 

 




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