Letteratura  -  Redazione P&D  -  13/07/2024

La calletta - Paolo Cendon

Andavo verso i 12 anni, tornavo a casa da solo un tardo pomeriggio, quando poco prima di S.Salvador un ragazzotto mi fermò, chiedendomi  se avevo cinque minuti da dedicargli.
 Venezia non era quella di oggi, giravano allora pochi turisti.
Il ragazzotto non era tanto male in arnese, aveva però qualcosa di ambiguo, era cauto, sembrava impaurito, forse fintamente. Mi disse se potevo seguirlo un attimo dentro la calletta che si apriva lì sulla destra; ero esitante, ma curioso, lo seguii, dopo dieci metri ci fermammo.
 Mi indicò col dito un buco nel muro, lì  in basso, cioè una fessura di qualche centimetro:  mi spiegò che dentro c’era nascosto qualcosa di prezioso, non sapeva neanche lui se fosse un rotolo di soldi, o una spilla smarrita o altro.
Gli chiesi perché non lo faceva lui stesso, mi disse che no, e che non poteva però spiegarmi il perché. Rimasi incerto qualche secondo, notai solo che era troppo buio perché anche chinandosi si potesse capire qualcosa.
Non avevo uno stecco per frugare dentro da fuori. Così scossi la testa, salutai l’amico, mi voltai, uscii dalla calletta e ripresi la strada verso casa.
Ancor oggi mi chiedo …




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