No al risarcimento, pescando tra le pronunce degli ultimi decenni, là dove la storia in questione rimanga occulta, invisibile.
Responsabilità sì per un marito il quale, oltre a coltivare relazioni affettive all’esterno, non perda occasione per dileggiare la consorte, imputandole davanti agli amici di essere brutta, repellente, canzonandola perché si è tinta i capelli di rosso.
Nessun obbligo risarcitorio invece per la donna che, pur avendo un amante segreto, da qualche parte, riservi comunque al marito quote significative di ascolto, di confidenza; facendo l’amore con lui, magari, incoraggiandolo nel lavoro, non negandogli pressoché nulla.
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Responsabilità civile, di nuovo, nel caso di un uomo, arrogante capobastone del Sud, che pretenda di portarsi in casa la giovane neo-amante polacca (succede anche questo al mondo), imponendo alla moglie di andare a vivere nella stalla. Irresponsabilità invece per un marito il quale si sia abbandonato - una sera d’autunno, in una città di provincia, al termine di una passeggiata solitaria - a un fuggevole e trepido scambio d’amore omosessuale, al buio.
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Sì al risarcimento, ancora, nel caso di una donna la quale, dopo essere scesa dall’autobus, alla fermata sotto casa; dopo essersi accorta che dentro la macchina di famiglia, parcheggiata sotto un albero, c’è il marito abbracciato a un’altra donna; dopo essersi accostata all’automobile per rendersi conto della situazione; venga addirittura aggredita e picchiata da lui, nonché trascinata alcuni metri per i capelli, brutalmente, sull’asfalto.
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Soluzione analoga nel caso di una sposina che, già a poche settimane dal matrimonio, si veda indotta dal marito a rimanere sempre a casa, facendo da infermiera all’anziana suocera, invalida da anni, ventiquattro ore al giorno di fila: accanto al letto, vigile sotto la flebo, sette giorni su sette. Mentre lui passa il tempo in giro per valli e colline, a divertirsi e a folleggiare, con la giovane amante.