Letteratura  -  Redazione P&D  -  11/10/2024

Il “Bird of Paradise” adesso - Paolo Cendon

Era arrivata la sera dell’inaugurazione; primo sabato di marzo, appuntamento per le otto. Quel pomeriggio Ina aveva chiesto a M. di accompagnarla: Largo Foscolo, “Le presento qualcuno, cinque minuti”.

Ventiquattr’ore prima l’ex-allieva aveva fatto, con un’auto dell’organizzazione, un salto a Frazione Brasca. Lì si trovava il nuovo locale, c’era stata la prova generale; tre i cambi di scena previsti fino all’alba.

Il grande giorno allora: otto meno dieci, quattro le auto in attesa; portelloni aperti, un drappello di persone attorno, caricavano borse e scatoloni. C’era il Deejay Jordan, un tipo bruno, canottiera da rapper; le altre due cubiste, Gloria e Lucy, tacchi alti, truccatissime; due buttafuori, Igor e Massimiliano, t-shirt nera, medaglioni, capelli rasati; Danilo in smoking blu navy; tre baristi, due tecnici delle luci. Marisa, una bionda platinata, cinquantenne, aria dispotica, che dava ordini a tutti.

  1. si era fermato ai bordi dello spiazzo; sarebbe rimasto a Gambiate, aveva deciso. Ina un po’ in ansia, ”Mi faccia gli auguri”; gli aveva perfino dato un bacio sulla guancia. Lui a mormorare “Andrà bene”, era rimasto a guardarla che s’incamminava. L’avevano accolta come una reginetta, dopo un po’ l’intera compagnia era partita verso il Nord




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