Non sempre è vero quanto si afferma sulla salute.
“Falso in particolare che la guarigione sia un passaggio meramente biologico”.
Quel tredicenne veneziano; lo si è visto chiaramente. “Rimettersi in sesto non era tanto, per lui, il termometro sceso a trentasei e cinque; e nemmeno la digestione migliorata, le gambe che tornavano a sostenere il corpo”. Poter ancora salire e scendere i ponti, piuttosto, scalino per scalino, il sole di maggio sulle guance, una settimana di montagna in giugno. La ripresa imminente della scuola, andare a trovare la nonna, la giostra in Campo S. Margherita.
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Quella giovane sposa, anche lei: “È andata bene dopo la grande paura; consolanti gli esami radiologici, al seno destro”. Tolti i punti non si vede quasi la ferita. Di nuovo è il resto però a contare: al parco di nuovo, coi bambini, gli abbracci profondi col marito, a metà della notte; le partite di burraco al circolo, il coro di inni religiosi al venerdì, le amiche al ristorante giapponese: la tesi di dottorato che riparte, il ritorno in classe - insegna inglese alle medie.
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“Il vecchio maestro di milonga, lo stesso: brutta quell’occlusione intestinale, tutto a posto adesso”. Dovrà solo prendere le medicine con regolarità, evitare l’aglio, i fritti, fare un po’ di ginnastica. E alla scuola di balli sudamericani – questo soprattutto - la vita che ripartirà argentinamente. La dirige da cinquant’anni, certi passi li conosce solo lui: i movimenti con le spalle, il gioco delle anche; sollievo negli allievi, giustamente, il concorso internazionale alle porte. Ricomincia la trasmissione in tivù fra poco, le scene del film da completare.