Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  05/06/2023

Figlio autistico: "Troppe urla", a Reggio Emilia i condomini diffidano la famiglia

Nella lettera scritta dall’avvocato si accusano i genitori del bambino di non curarlo adeguatamente. La coppia: "Viviamo già un disagio, ma sapere che c’è chi non lo comprende ci tormenta ancora di più"

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Diffida all’eliminazione. Che a volte, più che un avvertimento, si traduce in un muro. Una barriera che divide chi ha un problema in casa e chi dice di subire un disagio. Ma di mezzo, questa volta, c’è la disabilità. E’ del 22 maggio la diffida che la famiglia Petrarca (nome di fantasia), che chiede l’anonimato, ha ricevuto da due vicini di condominio in cui vive da tre anni a Casalgrande.

"Ci siamo rimasti molto male perché è una cosa che non è scaturita da noi ma che in primis subiamo" commentano amareggiati i Petrarca. Una famiglia come le altre, con due bambini piccoli: una di 4 anni e uno di 7 con però il disturbo dello spettro autistico. "I miei assistiti riferiscono della grave situazione di disagio che sono costretti a vivere da diversi anni a causa di urla e rumori molesti che promanano dalla vostra unità abitativa" inizia così la diffida scritta da un avvocato della zona. A lamentarsi sono i condomini dell’appartamento sovrastante e sottostante: una coppia di pensionati e una giovane donna.

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"La situazione di disagio perdura da anni – si legge nella notifica – e anzi, vive alcune fasi di acutizzazione durante le quali risulta impossibile godere serenamente dei propri spazi domestici". Ma le fasi di acutizzazione, spiega la famiglia Petrarca, sono parte della disabilità del piccolo Giacomo (anch’esso nome di fantasia). Oltre ai rumori e alle urla del bambino, il legale dei vicini di casa, contesta che "si avvertono chiaramente anche le grida dei genitori (della madre in particolare) probabilmente ormai senza armi nella difficile battaglia contro questa patologia".

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Il testo continua. Si citano spostamenti di sedie e mobili, sportelli che sbattono, tonfi e rimbombi sul pavimento. "Vivere gli spazi domestici è divenuto quasi impossibile" si legge, tanto che gli assistiti "avvertono l’esigenza di trovarsi altrove se sono a casa". E pur affermando di comprendere la "grave e delicata" situazione familiare, i tre condomini avvertono la necessità "di rimarcare il diritto ad un indisturbato loro godimento della propria abitazione"; pertanto concludono la diffida con l’invito a "rivolgersi quanto prima al servizio sanitario al fine di richiedere assistenza qualificata". Parole che feriscono la mamma e il papà di Giacomo. "Dicono che non facciamo nulla per migliorare la situazione di nostro figlio e conseguentemente la loro, questo ci fa male. Uno dei nostri stipendi va alle terapie di Giacomo".

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Le continue lamentele e adesso la diffida pesano su una situazione familiare già complicata: "Viviamo con l’angoscia. Un figlio autistico è difficile da gestire, ma sapere di avere attorno persone che non si sforzano di capire ci tormenta ancora di più. Gli autistici attraversano spesso momenti di gravi crisi, è difficile anche per noi". E sconfortati si chiedono: "Cos’altro possiamo fare? Se non seguire Giacomo quanto più possibile e scusarci di eventuali disagi".

 




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