Per due volte A., figlia 22enne di una coppia divorziata di Gorizia, ragazza munita solo del diploma di maturità e non amante degli studi oltre che priva di aspirazioni professionali, ha detto “No” a un contratto di lavoro a tempo determinato. La prima, come segretaria nello studio legale del padre, l’ha rifiutato dicendo che voleva fare la cameriera. Al posto fisso come cameriera che tanto voleva, A. ha detto ancora “No”.
Ora la Cassazione ha respinto il suo reclamo per riavere dal padre l'assegno mensile di 300 euro: per gli ermellinì la mancata indipendenza economica è «esclusivamente sua colpa» Ad avviso della Cassazione, il ricorso di A. – che ha fatto presente la sua «giovane età» e il suo «percorso professionale ancora in itinere» - è «manifestamente infondato
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