“In marzo, verso la quarta settimana, ero andata a uno dei soliti incontri in canonica”. Mestruazioni quel giorno, già la sua terza volta. Indossava una maglia grigia, fregio giallo e smeraldo sul davanti; pantaloni di velluto leggero, a costine, verde scuro, del tipo stretto. A don Fulvio aveva subito annunciato, non senza imbarazzo, di avere il ciclo, era iniziato il giorno prima: “Sono passata solo per dirtelo”.
Dal prete un gesto di irritazione: “Sempre in cerca di scuse”. Anna lamentava crampi alla pancia, mal di testa anche, alito cattivo: “Sono indisposta, neanche pensare di sfiorarmi oggi”. Si era come stizzito, le aveva ordinato di sedersi sul tavolo: “Sarai mica diventata lebbrosa!”, non sapeva come regolarsi. Le aveva scostato poi, sordo a ogni protesta, la maglia dai pantaloni, la canottiera insieme; era passato ad accarezzarla, la schiena prima, era arrivato al seno: “Un po’ gonfio, più del solito direi”.
Tirata su in piedi, dopo un attimo; giù la cerniera dei pantaloni, abbassati sui fianchi. Con la mano destra era sceso a lambire le mutandine, un assaggio esplorativo: la pelle attorno all’elastico, sopra i fianchi poi, meno informi ultimamente: ”Vediamo cosa succede qui”. Si era irrigidita Anna, rossa in volto, a disagio come non mai: “Guarda che ho l’assorbente, lasciami stare”, ne portava uno rinforzato.
Come non avesse aperto bocca: incuranti, le dita di don Fulvio si erano infilate sotto gli slip “Tranquilla!”: girando per ogni verso, lungo i contorni. Anna si era schermita, cresceva il malessere, “Cosa fai, non hai capito?”, bloccata subito però dal cappellano. Con l’indice e il medio vagava intorno lui, cautamente.
Estratta la mano infine. Era passato a esaminarsi le dita, sollevandole sotto la lampadina accesa, curioso: apparivano lustri i polpastrelli, velati di sangue fresco. “Che roba!” era stato il commento. La guardava di sbieco, sembrava rimproverarla di qualcosa: non gli aveva chiesto il permesso per il ciclo! Si era portato le dita accanto al viso infine, sotto le narici, per due secondi; nuova smorfia di perplessità, mista a fastidio, la prima volta che gli capitava.