BUSSANI - La responsabilità civile è materia che gronda quattrini, dolori, ferite, e la malizia di chi arreca danno trascina tutto con sé. Studiare il dolo e tentare di far capire quanto sia importante comprenderlo e misurarlo, è stata una maniera di vendicare il mondo?
CENDON - Sì, ma soprattutto nel senso di proteggere, via via, le vittime di quelle nequizie.
Ciò non soltanto in generale, come ho tentato di fare nella monografia Giappichelli, del 1976. Così, in fondo, anche nel libro sulla comunione coniugale; il consorte sconcertato, allorché tornando a casa non trova più il letto o il frigorifero, sarà molto più contento se, grazie a quel libro, potrà richiedere indietro i detti beni al terzo acquirente. Oppure nel volumetto sugli animali selvatici: non possiamo far resuscitare la camoscia uccisa, il fatto di poter tuttavia condannare, per reato di furto, il truce bracconiere, ci rende già un po’ meno malinconici.
Lo stesso, se riusciamo a garantire il risarcimento alla lavoratrice diventata mezza matta, dopo che il datore l’ha oppressa con lavorazioni venefiche, turpi avances sessuali, un licenziamento ingiurioso; o ancora risarcimento – altro caso - al vecchio padre che è piombato in una specie di depressione quando sì è visto trascinato in giudizio dal figlio il quale, per motivi di soldi, puntava a interdirlo: idem nell’esempio fatto sopra, quello del prete che per anni di fila violenta una bambina la quale seguiva il suoi corsi di preparazione alla prima comunione
Vendetta no, non proprio: Genugtuung piuttosto, soddisfazione, diventa ancor più importante con la malvagità che la vittima, in nome della funzione empatico-partecipativa della responsabilità, trovi un giudice disposto a scrivere a chiare lettere, nella sentenza che le accorda protezione: “Sappiamo quanto hai sofferto, ragazza mia, consolati, abbiamo ascoltato la tua storia, ecco i dettagli che ci hanno più colpito, ti crediamo, in nome del popolo italiano ti diamo ragione’’