Introduzione
Dei libri di Primo Levi (chimico, saggista, scrittore, testimone), colpisce il tono privo di retorica e di vittimismo che volutamente evita artifizi diretti a suscitare nel lettore la commozione.
Ma altresì colpisce la sua chiarezza, praticata attraverso una ricerca di economia linguistica, che porta ad una scrittura rapida, snella ed essenziale, scritta affinché “tutti comprendano” . Ma che ha anche a che fare con la forma mentis di Levi, scienziato e chimico attento al giusto dosaggio degli elementi e al rigore del trattamento senza fronzoli dei mezzi linguistici .
Dietro tale solo apparente semplicità, il dramma personale e storico di Levi è però filtrato ripensato e rielaborato attraverso grandi modelli culturali, e in particolare l’opera di Dante .
Due sono gli aspetti più generali della poetica dantesca che si ritrovano nell’opera di Primo Levi e in particolare in “Se questo è un uomo” e, ancora più in particolare, nel capitolo “Il canto di Ulisse”. Anzitutto e principalmente il tema dell’inferno vi è poi il tema del viaggio
Tema dell’Inferno
L’arrivo all’inferno di Auschwitz, da parte di Levi è anticipato nel primo capitolo (Il viaggio), con l’attesa nel campo di raccolta di Fossoli, che una sorta di Limbo, dove i prigionieri sostano in “misero modo”, vivendo “sanza ‘nfamia e sanza lodo” (Inf. c. III, v. 33).
Il campo di Fossoli è un vestibolo infernale sul modello dantesco: durante il soggiorno vi è un’angosciosa sospensione dello spazio - tempo sull’orlo di un abisso doloroso , sul quale quando - prima della partenza - scese la notte “fu una notte tale che si conobbe, che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere” (SQU, 13).
Similmente l’arrivo ad Auschwitz richiama l’ingresso di Dante all’inferno, ma capovolgendolo.
Difatti, mentre da un lato, l’inferno di Dante “è quanto di più moralmente distante si possa trovare in un Lager nazista” , dall’altro lato, in Levi noteremo il “divario tra il rapporto quasi matematico di punizione e colpa nell'Inferno e l’arbitrarietà di Auschwitz” .
Ad esempio, se nel canto terzo dell’inferno è vero che sul “sommo d’una porta” vi si leggono parole “oscure e minacciose”: “per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente” ; è altresì vero che vi si legge anche: “giustizia mosse il mio alto fattore, fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ’l primo amore” .
Nell’inferno quindi, ciò con cui “Dante si rapporta non è l'orrore del male, ma la giustizia divina , vista negli esiti prodotti dalla sua negazione” .