Per il diritto civile valgono assai più i riscontri condotti ‘’terra terra’’, le piccole cose materiali (la voci di spesa nelle commedie di Jonesco), che non i discorsi di principio, a livello archivistico o scientifico: ciò che conta è sapere se una certa micro-attività, preziosa per il benessere della persona, sia stata iniziata in concreto, portata poi effettivamente a termine.
Interessa chiedersi – in sintesi - come andrebbero presumibilmente le cose pratiche, pedestri, banali, nel futuro lontano e vicino, qualora nessuno intervenisse a tamponare certe falle a monte.
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Importerà poco – a livello eziologico - appurare con esattezza se le difficoltà metropolitane, le mancanze gestuali, dipendano dal fatto che quella persona è malata fisicamente, oppure è caduta in depressione, è dispersa nella nebbia con l’Alzheimer, ha subito un’ischemia; ovvero se si trova in carcere, o è magari vittima di un sequestro, o reagisce male ai Rorschach, o si è smarrita nei boschi, o è affetta di un disturbo paranoico.
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‘’State contenti, umana gente, al quia’’, vale anche per il diritto privato: ogni risposta comporta una parola, troppe parole sono fonti di stigma, a loro volta, meglio neanche scriverle.
L’impegno per chi deve decidere non potrà mai, in definitiva, prescindere da una ‘’spunta’’ effettuata in termini minuziosi – matita alla mano, pignolescamente, trimestre per trimestre - rispetto a un certo modulo di scadenze, di adempimenti, tracciato preventivamente dall’operatore in base al rilievo di quella che è di regola, o dovrebbe essere, la rosa esistenziale di quel beneficiario: in ordine alle faglie del lavoro, della scuola, della riabilitazione, in merito alla routine dei rapporti familiari, associativi, delle attività del tempo libero.