Consumatori  -  Gabriele Gentilini  -  10/11/2024

Corte dei conti europea - News Azzerare le emissioni: una strada in salita, 24/04/2024

Ricordiamo il comunicato https://www.eca.europa.eu/it/news/NEWS2024_05_NEWSLETTER_02 di cui sopra riguardante una consultazione sulla materia dell'auto elettrica.

il momento attuale evidenzia una crescita meno intensa di quella che era stata profigurata il che sta destando non poche preoccupazioni. Crollano le immatricolazioni in Germania (-27,8%), Francia (-24,3%) e Italia (-13,4%). Ma il dato choc è quello del mercato elettrico. Lo scorso mese le immatricolazioni di auto elettriche a batteria sono diminuite del 43,9% con la loro quota di mercato totale che è scesa al 14,4% dal 21% dell’anno precedente.

La produzione automobilistica europea deve affrontare la concorrenza cinese, più avanzata tecnologicamente e più economica.

In sostanza sembra che le auto elettriche hanno costi ancora rilevanti per i consumatori ed inoltre sussiste ancora molta disomogeneità e carenza nella rete di “colonnine”, quindi i consumatori non le comprano. Per poter accelerare le vendite dovrebbero essere aumentati gli incentivi con ciò d'altra parte determinandosi problemi di finanza pubblica.

Inoltre e dal punto di vista dei consumatori si sa che si sta andando verso l’elettrico e pertanto non comprano neanche le vetture a motore endotermico che potranno circolare sempre meno e così si determina la crisi del mercato.

Segue in ogni caso il parere di cui al titolo.

"Ridurre o eliminare le emissioni prodotte dalle autovetture è una componente essenziale della strategia climatica dell’UE, il cui obiettivo è azzerare le emissioni nette entro il 2050. A tal fine sarà necessario limitare le emissioni di carbonio delle autovetture convenzionali con motori a combustione, esplorare le opzioni di combustibili alternativi e favorire la diffusione di massa dei veicoli elettrici. Negli ultimi due anni la Corte dei conti europea ha pubblicato una serie di relazioni in proposito, in cui dimostra che il primo punto non si è finora concretizzato, il secondo risulta non essere sostenibile su vasta scala (stando al caso dei biocarburanti) e il terzo rischia di essere costoso sia per l’industria che per i consumatori dell’UE.

L’UE ha compiuto progressi nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra in generale, ma non nel settore dei trasporti, che in Europa produce circa un quarto di tali emissioni. Di tale quota, metà proviene dalle sole autovetture. Benché le norme per i collaudi siano diventate più rigorose a partire dal primo decennio di questo secolo, gli auditor della Corte hanno constatato che in 12 anni le emissioni prodotte in condizioni di guida reali dalle auto convenzionali, che rappresentano ancora quasi tre quarti delle nuove immatricolazioni, non sono diminuite in misura consistente. Nonostante l’accresciuta efficienza dei motori, in media le auto pesano circa il 10 % in più e hanno bisogno di motori circa il 25 % più potenti per spostare tale peso. Inoltre, gli auditor della Corte hanno riscontrato che le auto ibride ricaricabili (plug-in), che un tempo si riteneva potessero agevolare la transizione dai veicoli tradizionali a quelli elettrici, sono ancora classificate “a basse emissioni” anche se il divario tra le emissioni misurate in condizioni di laboratorio e quelle misurate su strada è in media del 250 %.

I combustibili alternativi, come i biocarburanti, gli elettrocarburanti e l’idrogeno, sono spesso considerati potenziali prodotti sostitutivi della benzina e del diesel. La relazione della Corte dei conti europea sui biocarburanti ha però evidenziato la mancanza di una tabella di marcia chiara e stabile per risolvere i problemi a lungo termine del settore: la quantità di combustibile disponibile, i costi e la sostenibilità dei biocarburanti. In primo luogo, l’UE non produce sufficiente biomassa perché questi ultimi diventino una valida alternativa ai combustibili fossili tradizionali. Peraltro, se si importa biomassa da paesi esterni all’UE, viene meno l’obiettivo dell’autonomia strategica in materia di energia. In secondo luogo, la Corte ha concluso che, in parte a causa dei problemi dal lato della domanda, i biocarburanti non sono ancora competitivi da un punto di vista economico. Come ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, ha rilevato che la sostenibilità dei biocarburanti è sovrastimata. Le materie prime necessarie alla loro produzione possono danneggiare gli ecosistemi e nuocere alla biodiversità, al suolo e alle acque; di qui sorgono quindi dilemmi etici sull’ordine di priorità tra beni alimentari e carburanti.

Poiché le emissioni di CO2 dei motori a combustione non sono state o non possono essere ridotte, i veicoli a batteria sembrano essere l’unica alternativa possibile. Gli auditor della Corte hanno riscontrato però che l’industria europea delle batterie è in ritardo rispetto ai concorrenti mondiali, il che mette potenzialmente in crisi la capacità interna del nostro continente prima ancora che questa sia al massimo regime.

In Europa è localizzato meno del 10 % della produzione mondiale di batterie e tale quota è perlopiù in mano ad imprese non europee.

A livello mondiale, la Cina rappresenta un colossale 76 %.

L’industria delle batterie dell’UE è frenata in particolare dall’eccessiva dipendenza dalle importazioni di materie prime da paesi terzi, con i quali non sono stati sottoscritti adeguati accordi commerciali.

Ne conseguono rischi per l’autonomia strategica dell’Europa.     E questo prima ancora di considerare le condizioni sociali ed ambientali in cui queste materie prime sono estratte.

Gli auditor della Corte hanno anche sottolineato che, nonostante un significativo sostegno pubblico, il costo delle batterie prodotte nell’UE resta nettamente superiore al previsto.

Ciò le rende inevitabilmente meno competitive rispetto a quelle di altri produttori mondiali e potrebbe anche rendere proibitivi i prezzi dei veicoli elettrici europei per una larga parte della popolazione.

Da quando è stata pubblicata la relazione, le vendite di auto elettriche nuove sono fortemente aumentate in Europa (1,5 milioni di immatricolazioni lo scorso anno, ossia una nuova immatricolazione su sette).

Tuttavia, studi recenti mostrano che le vendite hanno beneficiato di sovvenzioni pubbliche e hanno riguardato per lo più il segmento dai 30 000 euro in su. Il prezzo è riconducibile prevalentemente alle batterie, il cui costo può arrivare in media a 15 000 euro in Europa.

Insomma, se la capacità e la competitività dell’UE non aumentano in misura significativa, la “rivoluzione delle auto elettriche” in Europa rischia di basarsi sulle importazioni e di finire per danneggiare l’industria automobilistica europea e i suoi oltre 3 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero.

La mobilità elettrica necessita peraltro di un numero sufficiente di infrastrutture di ricarica. In una relazione del 2021 sulle infrastrutture di ricarica nell’UE, gli auditor della Corte hanno però rilevato che, nonostante successi come la promozione di uno standard comune UE per i connettori di ricarica dei veicoli elettrici, permangono molti ostacoli per viaggiare attraverso l’UE con un veicolo elettrico. Innanzitutto, il numero dei punti di ricarica nel continente non è sufficiente e, al momento dell’audit, era ben lungi dal raggiungere l’obiettivo di 1 milione di unità entro il 2025. In secondo luogo, la disponibilità di stazioni di ricarica varia notevolmente da un paese all’altro. Infine, gli auditor hanno sottolineato che, in assenza di informazioni in tempo reale e di un sistema di pagamento armonizzato, viaggiare in Europa a bordo di un’auto elettrica è ancora tutt’altro che una passeggiata. ".




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