Consumatori  -  Redazione P&D  -  12/09/2024

MPS condannata a risarcire gli investitori: fino a 150mila euro

Una sentenza ha stabilito che Mps deve risarcire dei risparmiatori per non aver comunicato i rischi di un investimento

La Corte d’Appello di Firenze ha condannato Monte dei Paschi di Siena (Mps) a risarcire una coppia di risparmiatori toscani per una somma fino a 150mila euro. La decisione, pubblicata il 6 agosto 2024, ribalta una precedente sentenza del Tribunale di Pisa, che aveva dato ragione alla banca. Il cuore della questione riguarda il mancato rispetto degli obblighi informativi da parte dell’istituto di credito in merito alla vendita di bond subordinati ai clienti. La sentenza della Corte si basa su un principio chiave stabilito dalla Corte di Cassazione: le banche devono dimostrare di aver adempiuto ai propri doveri informativi nei confronti dei clienti, indipendentemente dalla valutazione di adeguatezza dell’operazione.

Il caso: acquisto di bond e mancata informazione

La vicenda inizia nel 2011, quando la coppia di risparmiatori aveva acquistato bond subordinati emessi da Mps per un valore di circa 200mila euro.

I titoli, noti per il loro livello di rischio, sono stati venduti ai clienti tramite l’intermediazione della banca. Nel 2017, i bond sono stati inclusi nel meccanismo di burden sharing, un provvedimento adottato in seguito alla crisi finanziaria che ha colpito il settore bancario, trasformando i titoli obbligazionari in azioni della banca.

La conversione ha causato perdite significative per molti investitori, inclusa la coppia toscana, che si è ritrovata con azioni di una banca in difficoltà, subendo un forte deprezzamento del valore del proprio investimento.

In una prima fase, il Tribunale di Pisa aveva giudicato l’operato di Mps conforme alla normativa vigente, dando ragione alla banca. La Corte d’Appello di Firenze ha ribaltato tale decisione, sostenendo che la banca non aveva adeguatamente informato i risparmiatori sui rischi associati all’investimento in bond subordinati, nonostante la coppia avesse una certa propensione al rischio.

La Corte ha stabilito che la mancata osservanza degli obblighi informativi ha creato una condizione di “disorientamento” nei risparmiatori, influenzando le loro scelte d’investimento. Anche nel caso di investitori con una propensione elevata al rischio, la banca è comunque tenuta a fornire informazioni complete e dettagliate sui prodotti finanziari proposti. Questo perché l’investitore, anche se orientato verso operazioni speculative, deve essere messo in grado di valutare pienamente i rischi delle varie opzioni disponibili.

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La Corte d’Appello ha quindi stabilito che la coppia di investitori ha diritto a un risarcimento di 150mila euro, somma ridotta dell’importo di circa 50mila euro che i risparmiatori avevano già percepito in forma di cedole prima dell’adozione del burden sharing. Il principio della sentenza si basa su una decisione della Corte di Cassazione, che attribuisce l’onere della prova dell’adempimento degli obblighi informativi alle banche, indipendentemente dal profilo di rischio del cliente.

La sentenza ha chiarito che anche gli investitori con un profilo speculativo devono essere adeguatamente informati sui rischi di ogni operazione. La responsabilità dell’intermediario è quindi fondamentale per garantire che i clienti siano messi nelle condizioni di fare scelte consapevoli. Nel caso specifico, Mps non ha fornito un quadro chiaro e completo dei rischi associati ai bond subordinati, influenzando così la decisione della coppia di acquistare quei titoli.

La decisione rappresenta un’importante vittoria per i risparmiatori e potrebbe aprire la strada ad altre cause simili contro Mps o altre banche coinvolte nella vendita di prodotti finanziari rischiosi.

 

 




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