Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  02/01/2024

Con l'amministrazione di sostegno si ha il passaggio da una concezione "paternalistica" ad una "promozionale": cosa significa?

La prima espressione corrisponde a ciò che ha dominato, per secoli, l’approccio all’orizzonte della fragilità: atteggiamento non proprio ignobile in sé, mosso da spirito caritatevole, quasi sempre sbilanciato però -   poco accettabile dunque - sul versante assistenziale/paternalistico.

 “Poveretta, ti è andata male nella vita, ci dispiace!”. “Non preoccuparti se sei nato disgraziato, per fortuna c’è chi pensa a te”.  ‘’Sappiamo noi di cosa hai bisogno, abbiamo già nel cassetto le soluzioni che ti possono servire”. 

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  Sono evidenti i limiti di impostazioni del genere.

  Il fragile si vede ricacciato, in partenza, entro una data cornice antropologica, intonata alla pietà e alla commiserazione; non viene interpellato/consultato, da chi dovrebbe sentirlo e seguirlo legalmente, rispetto a ciò che va e non va nella sua vita. A volte sarà essere lui stesso a chiedere gli venga dato qualcosa, come beni o servizi, finirà magari per ottenere una serie di provvidenze, ad opera della Pubblica Amministrazione, o da un privato o da qualche ente; alla fine gli  verranno dette parole del tipo ‘’Hai visto che c’è chi pensa a te?’’, ‘’Ripassa magari fra un mese’’.

 Come humus letterario, vien da pensare alla ‘’Piccola fiammiferaia’’ di Andersen, al libro ‘’Cuore’’ di De Amicis, a certe considerazioni di Manzoni nei ‘’Promessi Sposi’’, a più di un personaggio di Dickens o di Victor Hugo.

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  La concezione promozionale vede, invece, la persona fragile come portatrice di un’istanza di vita sua, consapevole e originale. Come fonte di una combinazione specifica, che lo scolpisce e lo accompagna dentro. E’ una creatura la quale sa abbastanza bene cosa vuole, o almeno che cosa non vuole (Montale); conosce i propri bisogni correnti, in qualche modo, non saprà sempre raccontarli nei dettagli, detesta tuttavia essere compatita per le sue ‘’disgrazie’’. 

Guarda ai suoi deficit quali fatti marginali, tutto sommato, ristretti all’area biologica e anatomica: secondari nella scala del bene e del male, a confronto del governo ‘’fraterno, accogliente e ragionevole’’ a cui ambirebbe per se stessa.

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  In un sistema in cui domini l’egoismo, in cui la solidarietà degli altri rimanga ai bordi, dove la collettività non assegni a se stessa obblighi particolari: qui l’impostazione promozionale rimarrà qualcosa di velleitario.

In una società che scelga la linea contraria, accadrà l’opposto. Davanti a chi versi in difficoltà, il primo passo del diritto diverrà quello dell’ascolto, di un sapiente riscontro: cercare, come servizio mite e sollecito, di farsi raccontare e di conoscere fino in fondo aspettative, intermittenze e frustrazioni dell’interessato.

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Si tratterà poi di identificare (non sarà arduo riuscirvi di solito) le strettoie oggettive e oggettive del caso.  ‘’Domani nella battaglia pensa a me’’. Occorrerà tracciare quanto prima un piano di serio ‘’ritocco e addolcimento’’ per quelle chiusure - sul terreno della casa, del trasporto, del lavoro, dei social, della scuola, delle relazioni umane.

Se l’insieme dei restauri verrà attuato, allora quell’attesa/invocazione   dell’interessato diverrà realtà. Se la comunità fallirà in quel compito, allora tutto resterà un’occasione di fallimento.

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L’impostazione ‘’promozionale’’ - in definitiva - sposta il momento del riguardo per il  deficit,  deviandolo dal centro del palcoscenico  a un punto di contorno. Il tutto in un sistema, come quello italiano, che si fonda   sull’articolo 3 della Costituzione, comma secondo: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

La mancata adozione di quegli aggiustamenti – capaci di restituire   chanches   e ossigeno a chi ne ha bisogno - potrà esporre lo Stato a eventuali azioni di responsabilità. In certi casi, l’ente che non abbia fatto quanto doveva potrà venir sanzionato, per il danno derivante da quella sordità; per il fatto di aver costretto il soggetto a un’esistenza scadente, poco fertile e luminosa, rispetto alle potenzialità che esistevano.

 




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