Responsabilità civile  -  Paolo Cendon  -  09/01/2022

Chi è stato cattivo andrà trattato peggio in Tribunale; anche sul piano del risarcimento

Regola aurea per chi vuol rinascere: poter contare sul necessario aiuterà a uscire prima dal malessere.

Ci sono ipotesi, ad esempio un’operazione chirurgica di speciale difficoltà, nelle quali chi ha commesso una colpa lieve meriterà indulgenza.

A volte invece negligenze imperdonabili, sottili malignità: qui il danneggiato deve poter rinascere in fretta, senza limiti di spesa.

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Due punti allora.

Primo: nessun dubbio che il bersaglio di una malafede, di una cattiveria preordinata, è destinato a soffrire maggiormente: lo affanna il pensiero della gioia, consapevole, che è immaginabile presso l’avversario (Schadenfreude).

La semplice colpa altrui ferisce poco, l’arroganza al contrario indispone; aumenta il cruccio nella vittima, la rabbia per il dolo: naturale che più esteso, se si vogliono pareggiare i conti, dovrà essere poi il ristoro.

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Secondo: dimostrare le sfumature è difficile, specie in ambito non patrimoniale; un’area abituata a vivere di liquidità, di penombre: certi capitoli lesivi non è ben chiaro chi debba farli emergere, nel processo, con quanta minuzia. Il magistrato vanta ampi margini di apprezzamento in proposito.

Nessun dubbio sulla necessità di accollare al malvagio, allora, oneri probatori più intensi; una sorta di presunzione giudiziale, col risultato che all’offeso - se fallisce il contro-gioco istruttorio - andrà corrisposto di più nel conteggio, al limite il 100% del danno.

 




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