Deboli, svantaggiati  -  Paolo Cendon  -  14/03/2023

Chi è fragile oggigiorno?

Chi non riesce a fare le cose da solo, è la risposta; e tante sono le categorie sociali implicate. Si tratta comunque di qualcuno - ecco il punto - da ascoltare sempre con attenzione; da instradare lungo il ‘’suo’’ percorso ideale.

 

Provvidenze dall’alto, assegni di accompagnamento? Voci importanti certo, non sta qui però l’essenziale: conterà invece esaudire dei sogni, assecondando la combinazione esistenziale dell’interessato, dopo averlo sentito: ‘’Raccontami cosa ti manca, soldi a parte, cosa vorresti e non vorresti in futuro’’.

 

No atteggiamenti commiserevoli, quindi, accostandoci  a lui: ti è andata male, poveretto, ecco qua un obolo per consolarti. È come noi tutti un essere vulnerabile, al fondo di sé: fa progetti, coltiva delle aspettative, vorrebbe che le cose succedessero. Solo che incontra delle difficoltà, camminando, incespica a volte.  Servirà un approccio promozionale quindi, nei responsabili; un’offerta di empowerment all’orizzonte, delle barriere da abbattere. Accessibilità, lieviti quotidiani. 

 

Non esistono soggetti deboli, in definitiva, ci sono al mondo solo creature’’ indebolite’’; è mancata sin qui la   fornitura, da parte nostra, delle giuste tronchesi per quelle catene. Non è stato osservato l’art. 3 della Costituzione: ‘’E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli …’’. 

 

Bene Il diritto civile allora, come scrigno di prerogative vecchie e nuove: diritto alla salute, all’affettività, al lavoro, alla scuola, e poi diritto a non soffrire, a non essere mortificati, a un fine vita dignitoso, al supporto nella ricerca della felicità.

 

Sì al ‘’Profilo esistenziale di vita’’, come corollario. Un disabile grave ha dei genitori anziani?  Cerchiamo di inventariare le sue abitudini, allora, le sue preferenze.  Anche le sue  paure, prima che sia troppo tardi. Scriviamo e convogliamo il tutto poi (come fanno a Reggio Emilia) dentro un apposito registro comunale; così si saprà esattamente, nessuno potrà più discostarsene.

 

Sì   al ‘’Patto di rifioritura’’.  Dipendenze subdole, alcol, droga, gioco d’azzardo, disturbi alimentari? Il giudice tutelare contatterà il ‘’prigioniero del disagio’’, gli parlerà, con un’équipe di esperti verrà tracciato piano di uscita dal tunnel. Non soltanto farmaci o terapie; tutte le faglie quotidiane dell’agenda, anche   l’arte, la socialità, il volontariato, il tempo libero, le vacanze.

 

Sì al profilo dei ‘’doveri’’. Ti sei infilato in una brutta spirale?  Hai il dovere di curarti allora, basta fare il bullo, rifugiarti nel branco.  È ora che tu faccia di te stesso un bravo cittadino; originale se vuoi, diverso dagli altri, ma che fa mangiare i suoi bambini, ogni giorno, che li va a prendere a scuola, che non passa col rosso, che non alza le mani su sua moglie.

 

Sì soprattutto alla valorizzazione delle sovranità negoziali, per i fragili; gli interdetti vanno disinterdetti, gli schizofrenici debbono poter scegliere il colore della dentiera, Eluana comanderà anche se non ha lasciato niente di scritto. Le persone con sindrome Down che si sposano, idem i vecchietti arzilli, i minori grandi che sono padroni della loro vita, le persone con delle ombre che fanno testamento dal notaio.

 

 




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