Risulta evidente il fatto che oggi il sistema sanitario pubblico vive un momento di difficoltà. Le cause sono varie e non dipendono soltanto, quanto all’aspetto patrimoniale, dai notevoli esborsi sostenuti nel corso della pandemia generata dal Covid; certamente, il dato patrimoniale è importante, ad esempio se si considera che i costi medi per mantenere una persona anziana in una Residenza Sanitaria Assistenziale si aggirano attorno ai 3.000,00 euro.
Un dato oggi forse più significativo è la carenza di personale sanitario strutturato (medico, infermieristico e assistenziale) anche in ragione del fatto che l’introduzione del “numero chiuso” nelle facoltà di medicina e chirurgia ha notevolmente ridotto il numero delle persone laureate nella predetta materia, così diminuendone la portata lavorativa: si pensi, ad esempio, che per il biennio 2020/2021 sono state bandite più borse di studio di specializzazione medica rispetto agli effettivi aggiudicatari.
Un altro fattore non trascurabile è dato dall’incremento esponenziale della sanità privata che, oggi, attrae più facilmente forza lavoro; non a caso, è sempre più frequente, nelle aziende pubbliche, la presenza di medici “gettonisti” che, per quanto preparati e competenti, non consentono la pianificazione del lavoro sul medio – lungo periodo.
Ancora, vi è da segnalare il fatto che la maggior parte dei medici specializzandi non rimangono nelle strutture di afferenza in cui svolgono la “specializzazione”: da ciò ne deriva una mobilità molto accentuata che, anche in questo caso, incide sulla efficace programmazione del lavoro.
Infine, le procedure di esternalizzazione al cooperativismo e all’associazionismo non sempre hanno portato benefici economici al sistema sanitario, in quanto in alcuni casi l’apporto si è mostrato deficitario, con il conseguente aumento delle cause soprattutto in materia di appalti.
Ad ogni modo, non tutto è perduto: il lavoro congiunto tra A.g.e.n.a.s. (Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari) e reti ospedaliere e assistenziali porterà a stime che per il triennio 2024-2026 dovrebbero migliorare la situazione così descritta, anche alla luce dell’entrata in vigore dei D.M. 70 e 77 aventi ad oggetto il riordino della rete ospedaliera e dell’assistenza domiciliare, con l’introduzione del numero unico 116117, che è il numero europeo per accedere ai servizi sanitari non urgenti e di continuità assistenziale, e cioè di bassa intensità e priorità.
Infine, solo per cenno, un tema ancora poco esplorato, che però potrebbe portare a buoni riscontri economici per le ASL, è quello dell’azione di rivalsa sanitaria, finalizzata al recupero delle spese di degenza, cura e riabilitazione dei pazienti vittime di fatto illecito ex art. 2043 c.c. e dei pazienti vittime di infortunio sul lavoro, a seguito, in quest’ultimo caso, di una sentenza di condanna del datore di lavoro passata in giudicato.
18/08/2023