Amministrazione di sostegno  -  Nicola Enrichens  -  23/05/2024

20 anni di AdS

A vent’anni dalla legge istitutiva dell’amministrazione di sostegno, grazie al lavoro del Prof. Paolo Cendon e della Dr.ssa Carol Comand, rimangono ancora luci ed ombre, in un periodo difficile per lo studioso del diritto civile.

Un obiettivo del volume è, tra gli altri, quello di dare impulso e conoscenza al concetto di fragilità, anche attraverso la raccolta di importanti riferimenti giurisprudenziali.

Il proposito è stato, dunque, quello di mantenere vivo il quesito “sociale” di che cosa si intenda per persona fragile, con la prospettiva di portare alla luce quali siano i diritti civili di cui l’amministrato può validamente disporre.

Infatti, non è facile approcciare il tema della fragilità, perché il lavoro precario, la decrescita della natalità, l’aumento dell’anzianità, la crisi del Servizio Sanitario Nazionale, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie hanno reso più ampia la platea delle persone vulnerabili.

Vero è che il tema della fragilità si intreccia anche con la medicina ed il diritto e, da qualche anno, anche con le scienze psicologiche, umane, e sociali.

Certamente, queste scienze aiutano la persona a contrastare l’isolamento, ma non sono di per sé stesse esaustive, poiché il tessuto sociale è cambiato, gli stili di vita sono in divenire e, soprattutto, le persone disposte a “cedere” un po’ del proprio tempo in aiuto delle persone che si “sentono” sole, sono poche.

Si aggiunga che gli istituti parrocchiali sono in crisi, i circoli culturali sono in trasformazione e, più in generale, “i luoghi di aggregazione della seconda metà del Novecento” non rappresentano più quella fonte che, un tempo, consentiva un confronto paritario tra le persone; in altri termini, è ancora significativa la generalizzazione che identifica nella “fragilità” una radice di “malattia”.

A parere dello scrivente, un tema poco esplorato nel volume, ma complementare alle finalità che esso si pone, è quello relativo all’apporto benefico che offrono gli animali “da compagnia”.

In particolare, l’animale da compagnia può aiutare a diminuire la solitudine, così come, nel campo medico e assistenziale, una buona relazione tra medico e paziente può aiutare le persone a sentirsi meno sole.

Un problema che, però, si pone, in questi casi, e se il rapporto medico – paziente sia davvero un rapporto di fiducia oppure se occorre chiedersi se esso stia nuovamente diventando un rapporto autoritativo e, in alcuni casi, troppo sperimentale.

Da ultimo si consideri che il ridimensionamento delle famiglie, sempre più composte da 2-3 individui, se non uno, obbliga ad aprire le porte ad un nuovo ragionamento di tipo assistenziale.

Date queste brevi considerazioni, il volume è senz’altro significativo.

Dr. Nicola Enrichens

cultore in diritto civile




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